Una sfiziosa e camaleontica novità per Glam, la collana di Pendragon diretta da Alessandro Berselli e Gianluca Morozzi che, fin dall’inizio ha deciso di dare spazio alla sperimentazione letteraria. Idea e linea con le quali ben si sposa questo romanzo breve, racconto lungo di Matteo Bortolotti, un temerario e poliedrico autore. Un intelligente scrittore che ancora una volta, è la sua regola, mi pare si diverte a sorprendere e spiazzare i suoi lettori. Anche questa volta ha scelto di imboccare una strada in salita inaugurando con coraggio un nuovo filone letterario: il trash-noir. Intanto, prima che si possa cominciare a disquisire e filosofeggiare sulle sue azzardate scelte, ammetto volentieri di essermi divertita a leggere questo suo scritto che si piazza a metà tra un’arrampicata sugli specchi e una arguta farsa su mafia e polizie oltreoceano e nostrane. Bortolotti, statemi a sentire, sa scrivere. Poi che si diverta a farlo a suo modo sono affari suoi. Certo è che riesce a incuriosirmi e a strapparmi oltre a una risata, più di una riflessione attraverso le sue parole. Parole, frasi e fatti che parrebbero scombinati ma a conti fatti non lo sono affatto. Ma veniamo alla storia. Lucio Scelba oggi di professione spazzino – aborre le ipocrita e conformistica definizione di “operatore ecologico” – è un laureato quarantenne in filosofia della scienza ex sballato ma che da quindici anni ha chiuso i conti con le porcherie. Si era beccato una polmonite quasi mortale, la sua polmonite ha fatto scoprire il diabete e quindi basta con schifezze e alcol. Occhio alla glicemia. Oggi ha un lavoro fisso presso la società di rifiuti di Bologna con per collega Sandra, la robusta biondona laureata in psicologia. Penserete anche voi come me utili le lauree in Italia per trovare il lavoro giusto, vero? Lavorano di notte manovrando le loro bighe come chiamano i carrelli elettrici rimozioni rifiuti con le macchine che passano rischiando di investirli, mute e indifferenti testimonianze della tanta feccia notturna bolognese. Ma una sera, da un cassonetto spunta un uomo. Trentenne malconcio, un tossico, di sicuro è stato abbandonato da un’ auto scura, di grossa cilindrata, forse una Chrysler. Ha sgommato ed era già lontana prima di poter vedere qualcosa, magari la targa. Rosario Scimecca, così dice di chiamarsi il disgraziato, l’uomo nel cassonetto, blatera di essere inseguito da mafiosi americani che, dopo averlo incastrato, vogliono farlo fuori. Il disgraziato è sotto choc e in stato confusionale. Lucio Scelba reagisce a suo modo: lo carica sul camioncino o biga insieme al resto della spazzatura… e se lo porta a casa. Vorrebbe trovare un modo per aiutarlo. Ma non sarà cosa facile né semplice. Rosario, infatti ha scoperto di essere l’unico sbrindellato erede dello zio Michele “Mighty Mike”, a capo di una ricchissima potente famiglia mafiosa newyorkese che si è appena fatto un infarto. E il giovanotto, malconcio, squinternato e reduce dall’inutile soggiorno in una clinica di disintossicazione degli Stati Uniti, si è trovato coinvolto nel recupero di particolari gioielli dall’avvocato doppiogiochista dello zio e incastrato come l’assassino in un agguato mortale proprio a Bologna. E ora dopo aver perso ogni speranza, vuole solo fuggire, magari riuscire a bucarsi un’altra volta, sparire. Per cui minaccia Scelba , la sua fidanzata e il mastodontico amico Marescalchi, chiamato a dare man forte, e scappa. Ma dietro di lui si è già aperta la caccia. E Scelba, con l’appoggio dell’enorme red skin anarchico rosso Marescalchi, dovrà ritrovare l’eroinomane, prima che lo raggiunga il killer pronto a eliminarlo definitivamente, o la polizia – nelle vesti di Grimaldi l’ ex della sua attuale e amata fidanzata Eleonora- , che lo cerca invece per affibbiargli l’omicidio bolognese. In gioco ci sono svariati e sporchi milioni, anche se magari il nostro eroe non lo sa. Ma, considerate le sue cavalleresche inclinazioni, probabilmente a Scelba non importerebbe un accidente. Insomma lui deve proprio darsi da fare, mettere le cose a posto e alla sua maniera regolare l’intera faccenda prima che può. Perché poi, a conti fatti, a lui importa solo fare bene il suo mestiere: tenere pulita la città. E soprattutto conservarsi l’amore della bella Eleonora. Una storia che si vorrebbe locale ma che offre tutti gli elementi del noir e del poliziesco d’azione. Troviamo nuovi personaggi da ricordare, biechi mafiosi, killer , eredità milionarie contese , gioielli che poi forse gioielli non sono, polizia, droga a gogò e una continua corsa contro il tempo. Il tutto accompagnato dal solito irriducibile e gustoso spiritaccio di Matteo Bortolotti e dal suo saper giocar molto bene con le sue storie.
Matteo Bortolotti si occupa di storie. Ha pubblicato con i principali editori italiani esordendo nel giallo con Questo è il mio sangue (Mondadori, 2005). È stato uno degli sceneggiatori della serie televisiva della Rai L’ispettore Coliandro e ha lavorato per cinema, tv, editoria. Docente di sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia, insegna design della comunicazione presso aziende e organizzazioni. Ha ideato il primo museo civico italiano di digital storytelling, il Museo delle Storie a Pieve di Cento, dove vive. Il resto è su matteobortolotti.it.