L’ultima sfida, con un forse grande così scolpito nella roccia, di un confronto iniziato 25 anni fa. Con “La mano dell’Orologiaio” Jeffrey Deaver disegna una partita a scacchi, l’ennesima, tra due menti eccezionali. Una votata al bene, quella di Lincoln Rhyme, e l’altra votata al male, quella di Charles Vespasian Hale, in arte l’Orologiaio, il criminale in grado di trascinare il criminologo newyorkese non solo su una sedia a rotelle ma addirittura in una estenuante sfida a colpi di intuizioni e giochi di prestigio in cui niente è mai come sembra e dove il sottinteso diventa palese capitolo dopo capitolo.
Questa volta Deaver per porre fine al lunghissimo confronto tra i suoi due protagonisti sceglie come sfondo il cuore di New York, un luogo fatto di contraddizioni, di senzatetto e ricchi speculatori immobiliari, politici che guardano ad un futuro green e amorali faccendieri che attraverso la politica cercano di garantirsi prosperità e ricchezza.
In questo quadro a tinte decisamente fosche e per nulla rassicurante all’improvviso crolla una gru all’interno di un grande cantiere edile provocando un vero e proprio disastro: non un incidente, nemmeno una fatalità. Un attentato vero e proprio, con una rivendicazione che porta Rhyme e sua moglie Amelia Sachs a combattere in prima linea per trovarvi una soluzione schivando tentativi di insabbiamento, tradimenti e attentati. Un labirinto vero e proprio, in cui spesso i buoni sembrano cattivi e viceversa: e forse è proprio questo uno dei grandi segreti di Deaver, riuscire a fare in modo che il lettore riesca ad empatizzare con entrambi i suoi attori principali: se da un lato Rhyme è un personaggio di grande rottura rispetto alla tradizione vista la sua invalidità e la sua vita da recluso in casa per paura di un attentato, dall’altra l’Orologiaio è geniale e spregiudicato, capace di amare ma di vivere in una bolla fatta di fatalismo e cinismo che lo vestirà fino all’ultima pagina, quando il lettore scoprirà se effettivamente il confronto tra due menti eccelse ma contrapposte arriverà al capolinea.
Per poter trovare pace, il lettore scoprirà come politica, malavita e terrorismo abbiano saputo convivere nelle pagine di Deaver, di come l’avidità e la sete di potere possano essdere leve di sconsiderata forza e di come, anche tra criminali, l’amore possa avere un ruolo fondamentale, così importante da lasciare una finestra aperta sul futuro.
Perchè strada facendo, in “La mano dell’Orologiaio”, la sfida si trasforma in una partita due contro due: Lincoln Rhyme e la moglia Amelia Sachs da una parte, Charles Hale e Donna X dall’altra. E forse saranno proprio le due dame create da Deaver ad essere le prossime protagoniste assolute di una puntata che non tarderà a venire.