Spionaggio industriale, traffico di droga o terrorismo internazionali? Tanti i quesiti che si affacciano in sequenza alla mente del lettore già dalle prime pagine de La fuggitiva (Giunti, giugno 2020, pagg. 456) di Carlo Lefebvre, al suo debutto in narrativa crime (e che debutto!), ma con alle spalle un importante corpus saggistico in tema di Geografia Economico-Politica, disciplina che lui peraltro ha insegnato per molti anni alla Sapienza di Roma.
E come sorprendersi, infatti, se fin dalle prime pagine del romanzo arrivano al lettore respiro internazionale, disinvolta conoscenza dei luoghi teatro della vicenda, consumata competenza delle dinamiche sociali ed economiche che muovono gli scacchieri europei e mondiali, visto che si tratta di doti che senza dubbio appartengono al bagaglio professionale di Lefebvre. Accompagnate però da una non comune abilità narrativa intrisa di ritmo incalzante e sensibilità di osservazione, davvero sorprendenti in un autore al suo esordio.
Mick Hendrincks, geniale analista della Seleksoft, una multinazionale che progetta software per il criptaggio di informazioni sensibili, viene ucciso alle prime luci dell’alba da un commando di killer professionisti, nel suo ufficio affacciato sull’Oostelijk Havengebied, il vecchio porto di Amsterdam. Spionaggio industriale è la prima ipotesi che si affaccia alla mente degli inquirenti olandesi, pista che peraltro si rivela deludente lasciando senza valide alternative Ernst Jan Derreck, ispettore incaricato della polizia investigativa di Amsterdam. Il sospetto però che esista anche un coinvolgimento francese, dove intanto due omicidi inspiegabili si sono aggiunti al primo, seppure non di così immediata correlazione, fa intervenire il commissario François Gerard, stimato membro della DCRI, l’intelligence gallica.
Svogliato dapprima, poi sempre più determinato ad annodare i fili di una trama criminale che, da Amsterdam a Parigi passando per Marsiglia e i Balcani, falcerà sei vittime tra cui un ex collega di Gerard, il commissario, a suon di lucide deduzioni e brillanti svelamenti di false piste, arriverà a riconoscere, dalla geniale realizzazione di un software di steganografia iniettiva lanciato attraverso i percorsi clandestini della dark net, gli inquietanti contorni di una trama criminale internazionale.
L’indagine ufficiale di Gerard incrocerà quella personale di Sahar Liman, una giovane tunisina trasferitasi a Marsiglia per amore di Farid, un connazionale come lei attivista di movimenti giovanili contro il governo di Ben Alì, che ora, finita forse la passione, sembra volerla coinvolgere in un suo ambiguo e colpevole presente.
Si sfiorano appena, Sahar e Gerard, in una suggestiva libreria sul porto di Marsiglia, eppure hanno molto in comune: alle spalle un amore naufragato e occhi spalancati sul futuro, “per non provare mai più le stesse delusioni. Anche se le delusioni non si ripetono mai”. Si somigliano, Sahar e Gerard, e finiranno per incontrarsi di nuovo in un finale esplosivo che rischierà di travolgere non solo le loro illusioni.
Thriller trascinante che non conosce cali di ritmo e di interesse, La fuggitiva è però anche un impeccabile romanzo deduttivo nel quale i momenti di riflessione di Gerard, soste solitarie al tavolino di un caffè o sul divano di casa, coinvolgono il lettore in una catena logica della medesima evidenza di una chiarificatrice lezione universitaria.
Gerard non è il detective infallibile degli albori del genere giallo, anche se ha battezzato “Dupin” uno dei suoi meticci salvati dalla strada, ma un abile e credibile professionista che fonde mestiere, intelligenza e spirito di osservazione. È un uomo ferito che, alle soglie dei cinquant’anni, teme di non riuscire a innamorarsi di nuovo, malinconico e recluso tra le maglie claustrofobiche di un amore finito. Michelle infatti, che sembra abitare ancora le stanze della sua casa come abita la sua memoria, ha troncato bruscamente consuetudini e progetti di vita confessandogli con candida crudeltà di essersi innamorata di un altro. E Gerard “fiuta la solitudine, la mediocrità di quella vita in cui non ci sono sorprese a spezzare la sequenza dei giorni, dei mesi, degli anni”, mentre si trascina tra relazioni senza significato, come si aggira lungo i quai di Canal Saint Martin con la sola compagnia dei suoi cani.
Personaggio del tutto riuscito come Sarah Liman, la sua involontaria deuteragonista che lo affianca, seppure idealmente, contrapponendo la sua ipercromatica mediterraneità alla pallida e solitaria discrezione di lui.
In pari misura si stagliano a contrasto la Parigi di Gerard, un po’ malinconica come quella di Simenon – lo stesso Canal Saint Martin è quello di tante avventure di Maigret – e la Marsiglia di Sahar, un “allegro casino multietnico” dove in democratico disordine si agitano “veli, cravatte, berretti, hot pants, tuniche, sari, kippah”. Una Marsiglia che somiglia molto a quella di Jean Claude Izzo, spietata e struggente.
Luoghi tutti descritti con il partecipe sguardo di chi li conosce davvero: Amsterdam sotto un cielo di indefinito colore, il vecchio porto e la sfilata delle sue dimore più lussuose lungo la rutilante Golden Bend; Parigi dai “due volti e due suoni”, tra la cacofonia dei grandi boulevard e la quiete delle sue piazze incluse, una fra tutte Place des Vosges, “incredibilmente bella” nei suoi palazzi in bianco e rosso mattone; Èpernay con la sua quiete provinciale, “un posto che non ha fretta”; il Prieuré de Binson, dalla “penombra che profuma d’incenso”; Zagabria e la sua sera illuminate dai bagliori sfarzosi del Banski dvori, la storica sede del governo croato. Rapide o indugiate pennellate che sempre sanno restituituire atmosfere e suggestioni.
E gustose citazioni, mai gratuite né pedanti, idonee ogni volta a definire o sottolineare atmosfere: dall’aperitivo al Pérnod, che accomuna Gerard a Maigret, alle sue sigarette Chesterfield come il James Bond di Vivi e lascia morire; tanta letteratura, multiforme e multietnica (Charles Baudelaire, André Breton, Jöel Dicker, André Gide, Ashley Hay, Michel Houellbecq, Herman Melville, Fatema Mernissi, Robert Musil, Jacques Prévert, Habib Selmi, Sophie van der Stap, Oscar Wilde); cinema (Marcel Carné, Abdellatif Kechiche); musica (gli Armada, Dietrich Buxteude, Giovan Battista Pergolesi).
Un esordio non comune, quello di Carlo Lefevbre, da non perdere. Per il gusto di un romanzo che respira realtà, ma si legge con l’intelligente divertimento di un’invenzione.
La fuggitiva – Carlo Lefebvre
Giusy Giulianini