La cameriera silenziosa: Non è la polvere che vuole trovare… È il marcio
Esmie si muove silenziosa e circospetta tra le eleganti ville del quartiere dei Woodlands, cercando di passare inosservata agli occhi di tutti. È una cameriera che resterà in servizio per due soli mesi, chi dovrebbe accorgersi di lei? Ma Esmie non è una semplice cameriera, è una ragazza bramosa di vendicare il torto che ha distrutto la vita di suo fratello Nico e di cui ritiene colpevole una delle persone per cui presta servizio. Così, s’insinua nella vita dei raffinati e capricciosi abitanti, scoprendo insospettabili segreti e tessendo improbabili alleanze. Fino a quando un pirotecnico colpo di scena svelerà i tanti misteri dei Woodlands (e di Esmie) al lettore.
La cameriera silenziosa innesta nella trama gialla una serie di tematiche piuttosto insolite per un mistery, a partire dalla rappresentazione, asciutta ed efficace, dello squilibrio sociale tra Esmie e il fratello, stranieri, poveri, provenienti da un non mai definito Paese dell’America Latina, e i ricchi abitanti del quartiere irlandese. L’umile cameriera non ha la solida acquiescenza al potere padronale dello Stevens di Quel che resta del giorno di Ishiguro, in lei la ribellione a un ingiusto giogo sociale viene a fatica trattenuta, e per mero calcolo opportunistico, perché ogni sua azione è finalizzata allo svelamento di chi ha condotto il fratello a perdere se stesso e ogni prospettiva di un futuro migliore. Sono esemplari i dialoghi tra la cameriera e Isabelle, la gelida ed esigente padrona di casa che impone nella sua dimora un ordine maniacale, per nascondere lo sporco di cui è impregnata la sua esistenza e quella dei benestanti che impartiscono ordini, con maggiore o minore educazione, a Esmie.
Quest’ultima è un personaggio, che pur con la sua rabbia feroce e i troppi misteri che le incombono riesce a catturare le simpatie del lettore, proprio in virtù dell’iniqua gerarchia sociale che la vede ultima, invisibile ed emarginata. Sono tristemente umoristiche le frasi con cui Linc, seduttivo docente universitario, innamorato dell’opera di una poetessa morta, cerca di collocarsi al livello comunicativo di Esmie, perché in realtà rimarcano l’abisso economico, sociale e culturale che li differenzia. Ed è una geniale trovata dell’autrice far parlare la sua protagonista in un inglese incerto da straniera inesperta, quando in realtà è una lingua che domina perfettamente. Ma Esmie sa che nell’immaginario dei ricchi benestanti intorno a lei una cameriera deve essere ignorante, e li manipola per arrivare al suo scopo. Un giallo, dunque, che oltre a intrigarci ha molto altro da dirci.