Rovinereste la vita di qualcuno? Mettereste nei guai una vostra amica? Fareste arrestare un vostro amico? Io so chi sei (Piemme ed.) di Paola Barbato vi porterà a chiedervi cosa sareste in grado di fare se qualcuno che che amate fosse in pericolo di vita. Anche Marilena Bacarelli probabilmente non avrebbe mai immaginato di trovarsi in una situazione del genere. Ma a volte ci sono delle scelte difficili da compiere.
Per oltre 500 pagine la Barbato ci fa sospettare di tutti, dalla migliore amica al padre di Marilena. Ogni volta pensiamo di aver capito chi stia tramando nell’ombra e in ciascuna occasione all’ultimo minuto scopriamo come e perché ci sbagliavamo.
Marilena è quasi uno specchio: i suoi pensieri potrebbero essere i nostri; le sue paure ci appaiono in tutta la loro irrazionalità ma sono dipinte come reali. È una donna insicura che non avrebbe mai pensato di esserlo. La conosciamo in un momento particolare della sua vita. Crede di aver perso il suo grande amore, che lui abbia deciso di suicidarsi. Marilena, o Lena come la chiamano gli amici, sta cercando di tornare a vivere, o magari pensa di farla finita. Era chiusa in una relazione tutt’altro che sana e dipendeva in tutto dall’approvazione di un uomo violento, traditore e difficile; per lui si era allontanata da tutti, dalla sua famiglia e da quel brillante futuro che l’attendeva.
Una vittima? Non direi, nel momento più difficile, quando è veramente disperata e crede di non avere più nulla da perdere, mostra tutta la sua forza. Se paragonata alle altre figure femminili del libro però potrebbe sembrare la più debole, quella senza battaglie in cui credere e per cui battersi. È solo apparenza, in realtà, seppur facendo scelte non condivisibili, lei mostra di aver ben chiaro quale sia per lei la cosa più importante.
Questo viaggio nella disperazione e nei limiti, o nella mancanza di limiti, dell’uomo parte con una lettera nella cassetta della posta e con il ritrovamento del cellulare di Saverio da parte di Lena. Quel telefono diventa il simbolo di un legame con il fidanzato caduto nell’Arno e mai ritrovato. Lo scambio di messaggi, i pensieri e le azioni di Lena ci ripropongono il rapporto insano che i due “innamorati” avevano avuto nella realtà.
Anche il salvatore di questa eroina disfunzionale è tutt’altro che un tipico buono: è un poliziotto picchiatore con un passato da manganellatore. Non rispetta nessun codice o procedura, le uniche cose che sembrano interessargli sono Lena e riuscire ad operare giustizia, anche se a modo suo. Lui è giudice, giuria e braccio della legge. Francesco Caparzo, la Bestia.
Intorno al telefono, a Lena e alla Bestia ci sono decine di personaggi: Betta, l’avvocatessa senza freni, Alex e Lucio, Astrid, la nazianimalista, Mattia e Gianluca, entrambi con un debole per la protagonista, un gruppo di teppisti, un ex tossico dal cuore d’oro. Ognuno di loro ha un peccato da scontare, ma quale? E cosa c’entra Lena con questa lunga lista di peccatori da redimere? “Gli alberi troppo dritti finiscono dentro le aiuole” è questo il ritornello che accompagna questo viaggio verso la purificazione. Forse alla fine di questa storia scoprirete perché.
Io so chi sei
Eleonora Aragona