Intervista a Marcello Introna – Castigo di Dio




Intervista a Marcello Introna

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downloadCastigo di Dio racconta una storia di malavita e deviazione ambientata nella Bari dell’estate 1943, drammatico periodo del crollo del regime fascista. Cosa l’ha spinta a proporre ai lettori questo tipo di storia?
In realtà avevo  scelto il luogo. La Socia, ovvero il casamento fatiscente in cui il romanzo è ambientato e che è realmente esistito. Il periodo storico è relativo alla densità di avvenimenti che hanno riguardato Bari e la Puglia nel 1943, ma credo sinceramente che la mia sia una storia  plausibile e derivata  dalla natura  dell’animo umano; indipendente dal contesto cronologico. Voglio dire che non mi pare che la società sia cambiata da allora e se è cambiata è solo peggiorata, perché oggi non ha nemmeno la scusa della guerra in casa. Allora come oggi si sbaglia il target del vero “nemico”.

Nel suo nuovo romanzo si percepisce una sorta di cinismo e pessimismo verso l’umanità. È un’analisi corretta rispetto al significato di fondo di Castigo di Dio?
Io lo definirei realismo sinceramente. Credo che l’animo umano sia parziale, tendente alla volgarità. Ovviamente non tutti sono così, ma l’unico animale del Creato che combina disastri immolati alla propria convenienza, spesso pure effimera, è l’uomo. Sarà che sono un veterinario e che vedo gli animali innervosirsi solo per motivazioni reali, mentre alle persone basta un po di invidia.

L’edificio della Socia rivela la storia della sua città in uno dei momenti più duri, dove il confine tra bene e male era ancora più sottile del solito. Cosa ha significato per lei la descrizione di quel determinato spazio fisico e dei fatti che avvennero tra le sue mura?
Un  clamoroso viaggio nel mio presente. Non è cambiato nulla. Si è solo parzialmente modificato luoghi e metodiche, ma il risultato è lo stesso. Un tempo la pedofilia dilagava nella Socia, oggi attorno allo stadio San Nicola. Un tempo si riteneva di rinchiudere il male in quel palazzo… oggi c’è un quartiere intero a venti chilometri dal centro urbano di Bari. Si chiama Enziteto… o più poeticamente San Pio. Ma di pietà purtroppo ce n’è pochissima.

La Socia rappresenta un episodio della vita barese profondo e sommerso dal tempo. Esistono però tante “Socie” in giro per l’Italia, anche al giorno d’oggi. Mi viene in mente il palazzo di viale Bligny 42 a Milano, ad appena 15 minuti dal Duomo, un luogo fino a poco tempo fa celebre come fortezza della droga e del vizio. Rivede elementi della vita nella Socia in questo tipo di realtà odierna?
Clamorosamente. Si. Non ci siamo evoluti, o magari si…ci siamo evoluti nelle forme. La sostanza mi pare la stessa.

Il protagonista del suo romanzo, Amaro, è un uomo dalla perfidia e malvagità assolute. Dall’altro lato dello spettro dell’animo umano ci sono il giornalista Luca, il fabbro Salvio e la prostituta letterata Anna. Nonostante le differenze questi personaggi sembrano essere tutti inesorabilmente condannati: vuole spiegarci il perché?
Ho conosciuto tanti “Amaro” nella mia vita. All’università, nel mondo dell’arte, nella vita normale. Ho quarantuno anni, abbastanza ormai per aver definitivamente capito che le logiche che regolamentano le interazioni umane sono riconducibili alla legge del più forte. Magari si tiene all’educazione ed alla forma di cui sopra, ma alla resa dei conti la legge quella è. E cercano pure di fartela passare come razionale.

Per il futuro cosa possono aspettarsi i lettori da Marcello Introna? Ci svelerà qualche altro segreto ben custodito della storia di Bari?
Penso che dovrei scrivere un terzo romanzo con Bari protagonista, per chiudere una sorta di trittico. Ma penso pure che dovrei trovare qualcosa che mi entusiasmi, perché lavoro solo sulle storie che mi entusiasmano. Vedremo… perché adesso come adesso mi sento una spugna strizzata e lasciata al sole ad agosto. Aspetto le piogge di settembre; sarà meglio.

Qui la recensione di MilanoNera a Castigo di Dio

MilanoNera ringrazia Marcello Introna per la disponibilità

Thomas Melis

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