Scrittrice, sceneggiatrice, il suo primo romanzo Il carnefice, viene stampato nove volte in due mesi. Un talento italiano di cui andare fieri perché Francesca non sbaglio un colpo. Determinata e sempre pronta a migliorarsi e affascinare i propri lettori, nel 2018 arriva in libreria con Fammi male, un giallo strepitoso dal ritmo superbo e con tanto, tanto lavoro dietro. Noi l’abbiamo intervistata e ci siamo fatti raccontare un po’ di cose.
Francesca, Fammi male è davvero un piccolo capolavoro dove tutto sembra incastrarsi alla perfezione. Da dove nasce l’idea originaria e quanto tempo hai impiegato a svilupparla?
Fammi Male rappresenta una delle sfide più ambiziose che mi sono preposta. Volevo scrivere il primo thriller in cui fosse la vittima stessa a indagare sul proprio omicidio. Grazie all’ingegneria biogenetica è stato possibile. Un magnate della farmaceutica mondiale perde nel 1993 l’amata primogenita Anabelle e decide di fare ciò che è ferreamente vietato dalla legge, clona a figlia deceduta. Nasce così Ana, la protagonista del romanzo, che nell’estate del 2018 fugge dalla città clinica in cui è reclusa e trattata come cavia, per indagare sulla misteriosa morte di Anabelle, avvenuta nel litorale di Vasto nel ‘93. Il romanzo è diviso fra l’oggi di Ana e, appunto, i primi anni novanta di Anabelle. Ci sono voluti cinque anni di lavoro intenso. Prima tanta ricerca, seguita poi dall’elaborazione di una struttura complessa che risultasse però semplice alla lettura. Alla fine Fammi Male ha visto la luce e io spero di aver vinto la sfida che mi ero lanciata.
 Parliamo delle protagoniste: tu la vorresti mai nella vita un’amica come Arancia?
Arancia è l’investigatrice privata assoldata da Ana per aiutarla nelle indagini sulla morte di Anabelle. È una ragazza agghindata come una Barbie ma dalla determinazione di un mastino. Un’alleata preziosa, scaltra, ironica e dalla forza d’animo inesauribile… credo di avere già qualcuno con queste caratteristiche nella mia vita.
 Le descrizioni di sesso del tuo romanzo sembrano più un urlo autoriale lanciato a chi legge per non far abbassare mai l’attenzione dalla storia. È stato complicato mantenere l’equilibrio tra sensualità e suspense?
Mentre le ombre del passato si allungano dal ‘93 a oggi minacciando sempre di più la vita della protagonista, Ana esplode nella sua libertà appena conquistata. Eros e Thanatos vanno spesso di pari passo. È proprio quando sei messo alle strette che il corpo, l’anima e l’istinto si ribellano nel tentativo di continuare a esistere e il sesso nel romanzo è proprio questo: la voglia primordiale e selvaggia di sentirsi viva.
Scrivi di cinema e si vede benissimo perché il tuo romanzo è praticamente una sceneggiatura già pronta oltre che un campo controcampo tra protagonisti e antagonisti. Se Fammi male dovesse anche diventare un film cos’è che lasceresti della trama originale e cosa invece cancelleresti?
Certo, se Fammi Male diventerà un film dovrà subire dei cambiamenti, quanto meno dei tagli, perché da un romanzo di 300 e rotte pagine venga fuori una sceneggiatura di 120 cartelle… a cosa rinuncerei non lo so, ma proverei, da sceneggiatrice, a ragionare con la produzione, il regista e gli altri sceneggiatori per ottimizzare al meglio i punti cardine del libro. A differenza del romanzo la scrittura per il cinema deve tener conto della sinergia d’arti che comporrà poi il film, e quindi il rispetto per la visione di tutti coloro che parteciperanno all’immaginario finale.
Sarebbe un’ulteriore sfida sul tema, questo è poco ma sicuro.
 Nell’assoluta originalità del tuo romanzo spicca qualcosa di ancora più originale: la location. Chi conosce Vasto si stupirà tantissimo che la cittadina di mare sonnacchiosa e tranquilla possa essere finita davvero in un thriller al cardiopalma…anche questo un colpo di genio autoriale?
Vasto è un pezzo di cuore, la mia famiglia ha origini abruzzesi, e volevo raccontare caratteri che ben conosco: determinati, forti e cocciuti. Fra le altre cose, anche a colpo d’occhio, il litorale vastese ricorda molto una West Coast nostrana e questo gioco fra America e Italia mi ha sempre divertita parecchio. Inoltre il romanzo, in parte, è ambientato agli inizi degli anni novanta dove Vasto era un epicentro di movida, falò e nottate lunghe fino all’alba… Amo molto l’Abruzzo e credo che tornerà ancora nei miei romanzi.
 Hai davanti tutti i lettori di Milanonera, se dovessi dire a tutti loro quale è per te la cosa più bella del tuo romanzo, quella che ti piace di più, cosa diresti?
Credo che sia il nucleo del romanzo, la domanda su chi siamo veramente… Quanto di umano e quanto di animale ci sia in noi. Quanto la nostra memoria ci rende ciò che siamo e quanto invece l’istinto. Credo che la cosa più bella del mio romanzo sia quanto di Anabelle ci sia in Ana. Ovviamente si tratta di una situazione limite, ma credo rappresenti l’ambivalenza delle scelte che facciamo tutti i giorni. La lotta alla coerenza di ciò che crediamo/vogliamo essere e ciò che in realtà siamo.
Complimenti Francesca, hai scritto davvero un romanzo bellissimo!
Con tutto il cuore GRAZIE!
MilanoNera ringrazia Francesca Bertuzzi per la disponibilità .
Qui la nostra recensione a Fammi male
La foto di Francesca Bertuzzi è di Arnaldo Catinari