Benvenuta alla sovrintendente Viola Lunardi, frutto della penna di Giulia Guerrini per Mondadori. Il nuovo “Il rosso e Viola” ci restituisce l’immagine di una poliziotta forte, integerrima, durissima con gli uomini, che sfoga i suoi problemi irrisolti prendendo a pugni il sacco da boxe o con i superalcolici e usa il sesso per mettere sotto il tappeto speranze, illusioni e sogni. Una professionista acuta, che ci rivela passo dopo passo il filo logico di ogni ragionamento. E una donna colpita duramente, che ha dovuto sotterrare la sua fragilità per difendersi, rischiando così di perdere consapevolezza sui suoi sentimenti più viscerali e sacri insieme.
Giulia Guerrini ci regala in questo romanzo anche una trama curiosa, che non si basa sull’omicidio. Ma come? Direte voi. Che giallo è? Eppure, il mistero c’è, eccome, complesso e articolato, tra arte, letteratura e sequestri che, all’inizio, per la ‘Sov’ e la sua fidata aiutante Gioia non sembrano avere né capo né coda: chi ha rapito e per quale motivo alcune donne dalla pelle chiara e dai lunghi capelli rossi, liberandole a breve giro senza nemmeno chiedere un riscatto? Le poverette non hanno subito violenza – per loro fortuna – ma non ricordano nulla e, peraltro, non si sanno spiegare lo stato curioso dei loro indumenti. Viene da chiedersi: forse questo enigma potrebbe anticipare un crimine più efferato, come ci hanno insegnato altre trame?
Troppo semplice e Giulia Guerrini, scrittrice alla sua prima prova, non ama le strade facili, così come la sua Viola. A infittire la nebbia sul mistero e a instradare il lettore su piste internazionali contribuisce la pregevole idea di affiancare alla trama poliziesca un doppio binario narrativo, con una corrispondenza amorosa via e-mail tra Londra e l’Italia a partire dai tempi del Covid-19. Il tono è appassionato e dolente insieme, e contribuisce a variare il ritmo della scrittura, alternandosi al tono sferzante dell’indagine a Napoli nel 2022 coordinata da Viola, più agguerrita che mai ad andare a fondo del caso per scoprire la verità.
Viola stava attuando la sua personale tattica per estraniarsi da tutto e rimanere focalizzata su una sola cosa: l’indagine. La chiamava la “Bolla”. Ci entrava quando doveva concentrarsi, stava nella Bolla quando combatteva, si chiudeva nella Bolla quando andava dai suoi, e le serviva la Bolla anche ora.
Aveva affinato quella tecnica negli anni. Bastava mettere a tacere i flebili sussulti del suo cuore malandato e provare a far lavorare il cervello in maniera asettica. Doveva, da un lato, non farsi influenzare e, dall’altro, immaginare di guardarsi dall’esterno.
L’inchiesta si arena facilmente, per cui la sovrintendente impiegherà la sua originale tattica più volte. Ma dovrà anche mettersi in discussione, mentre il suo passato affiora inesorabile, ponendo le basi per una situazione a cui non potrà sfuggire.
L’entrata in scena di Elena Pulleri, studentessa dell’Accademia di Belle Arti dalla chioma fiammante, sembra aprire uno spiraglio nella complicata rete di congetture. Viola immagina che sarà proprio lei la prossima vittima. E, mentre l’indagine riprende velocità e aumenta la pressione, grazie a una serie di indizi faticosamente conquistati e messi in fila, torna alla mente un dubbio: qual è il significato del prologo, ambientato in una Napoli del 2033? La risposta è una conquista.