Tradotto da Alessandro Zabini e uscito il 24 gennaio 2019 per TEA, “Il respiro della marea” è il romanzo con cui Jean Failler esordì nel 1992. Intitolato originariamente “Omicidio a Lorient”, questo giallo inaugura la saga dedicata all’ispettrice Mary Lester, divenuta celebre oltralpe, costituita da oltre quaranta libri e da una serie tv di successo che ha portato sul piccolo schermo l’affascinante cartolina offerta dagli scorci della terra natia dell’autore: la Normandia.
In uno scenario contraddistinto da terreni paludosi, cieli grigi e un’irriducibile pioggia, la giovane Mary Lester, appena uscita dalla scuola di polizia, è costretta a scontrarsi quotidianamente con la pesante cappa di pregiudizi che si respira nel commissariato di una Francia profonda e provinciale, lontana dai tempi del #MeToo.
A Lorient i conti del bar si pagano ancora in franchi e quando nelle zone degradate della città cominciano ad apparire i cadaveri, le intuizioni della giovane e preparata protagonista diventano oggetto dello scherno dei colleghi di sesso maschile. In un mondo dove è ancora possibile rivolgersi a una sottoposta apostrofandola con un “piccola mia”, la tenacia dell’ispettrice Lester inizia a sfondare il muro della diffidenza e a trovare alleati nella caccia all’assassino; perché di questo tratta Il respiro della marea, delle indagini su una serie di eventi bizzarri che hanno tutti un particolare in comune: la morte violenta o la scomparsa di qualcuno.
La Lester mette in fila i pezzi del domino e scova brillantemente il colpevole, ma è veramente tutto chiaro come appare? Oppure qualcosa non torna nella teoria formulata? Scrivendo pagine ricche di sarcasmo, Jean Failler fornisce la risposta al lettore con un giallo che ha come principale pregio quello di offrire una foto cristallina di quanto, appena venticinque anni fa, la società di un grande paese europeo potesse essere differente da oggi.