La Sherlockiana – Libreria del giallo di Milano chiude a fine marzo 2009. Non solo una libreria, una delle poche nel mondo specializzate nel genere giallo ma anche un importantissimo centro di cultura e punto di incontro per scrittori, appassionati e tutti quanti gravitano nel mondo dell’editoria e della stampa del settore. Tra le sue mura hanno presentato i loro libri esordienti e miti internazionali della letteratura gialla, sono iniziate carriere importanti, amicizie, collaborazioni. Un’atmosfera unica, a frequentare la libreria c’era sempre qualcosa da imparare, qualcuno da conoscere, un libro da scoprire. Nonostante il carattere spigoloso Tecla Dozio era sempre prodiga di buoni consigli di lettura.
Ecco alcune testimonianze di scrittori e frequentatori della libreria:
Gianni Biondillo: Da tempo sapevo che la libreria avrebbe chiuso, ma avevo sempre finto di non saperlo, come uno struzzo. Tecla è abbastanza tignosa e non si può andare contro la sua volontà.
Non ho mai trovato da altre parti l’atmosfera amichevole che si respirava da Tecla. Il fatto che si trovava in una strada dove dovevi venirci apposta rappresentava di per sé una selezione naturale. La gente veniva qui quando il noir non era ancora di moda, è strano che chiuda proprio ora che lo è diventato. In un paese civile le istituzioni si sarebbero mosse per impedirne la chiusura. E’ una grave perdita per la cultura milanese e di tutta Italia. Ho presentato qui tutti i miei libri, Tecla mi aveva contattato dopo l’uscita di Per cosa si uccide per dirmi che lo aveva letto e per invitarmi. E’ sempre stata molto materna con tutti noi.
Bruno Morchio: Tecla Dozio, pur non avendo mai scritto un romanzo giallo resterà nella storia del giallo italiano. Arrivare a presentare i miei libri alla Sherlockiana è stata per me una tappa importante, voleva dire uscire un po’ dalla provincia, acquisire una dimensione di maggior respiro.
Barbara Baraldi: Ho conosciuto Tecla Dozio su internet, per me presentare alla Sherlockiana era un sogno che diventava realtà. L’ammiro molto, mi ha dato molta forza, a lei basta una parola per trasmettere energia. E’ sempre stata e sarà un punto di riferimento nel panorama italiano. Mi dispiace molto che la libreria chiuda, fortunatamente il mio prossimo libro uscirà prima e potrò presentarlo in questo luogo magico, soprattutto per l’atmosfera e l’aura della padrona di casa.
Luca Crovi: Era da un po’ che Tecla ventilava l’idea di chiudere definitivamente la Libreria e so che da quando ha pianificato di farlo, finalmente dorme sonni tranquilli la notte. D’altra parte so anche che continuerà a promuovere il giallo con eventi, incontri e raduni che credo coordinerà dal casolare in campagna dove mi ha confessato si rifugerà prossimamente. Da babbo di 4 bimbi piccoli posso anche aggiungere che condivido la sua scelta di poter stare anche un po’ più vicina al suo nipotino. Credo che lo spirito della Sherlockiana sopravviverà alla sua chiusura. Non chiude una semplice libreria ma un luogo d’incontro che ha contribuito negli anni a far emergere centinaia di talenti. Un posto dove ho conosciuto la maggior parte dei miei amici scrittori e dove sono cresciuto sia come lettore che come appassionato di letteratura. Non avrei potuto scrivere i miei saggi sul giallo, su Tolkien e su Stephen King se non fossi stato un topolino di biblioteca della Sherlockiana, nè tantomeno avrei potuto intraprendere il percorso radiofonico di “Tutti i colori del giallo”. Ho passato fra quelle mura alcuna delle serate più vivaci e divertenti della mia vita, ho presentato libri e festeggiato compleanni. Sono sicuro che l’energia di Tecla e della Sherlockiana ci abbia caricato tutti di adrenalina e per ora posso dire che non ho ancora finito quelle magiche pile.
Roberto Valentini: La chiusura della Sherlockiana è per me un grande dispiacere, il mio esordio narrativo e i miei primi libri ci sono grazie a Tecla, sono molto legato a lei. Molti destini si compiono indipendentemente dalla volontà. La città di Milano avrebbe potuto fare di più e essere più riconoscente verso questa importante associazione culturale. I migliori scrittori di giallo europei e mondiali sono passati di lì. Ogni volta che passavo da Milano ci andavo, mi sono sempre trovato bene.
Valerio Varesi: Ogni volta che chiude una libreria è una grande tristezza, la Sherlockiana era importante per Milano e per tutti i giallisti. Tecla è una figura di riferimento non solo per la libreria ma anche come editor, consulente di scrittori e perché è presente nelle più importanti manifestazioni. Spero che mantenga questi ruoli. Su questa vicenda c’è stata una cecità da parte di chi avrebbe dovuto provvedere. Ho presentato due volte i miei libri all’inizio della mia attività, la mia prima presentazione fuori dall’Emilia fu una presentazione in musica, con Guido Leotta che suonava il flauto, la seconda volta fui presentato da Raffaele Crovi che è stato uno dei miei scopritori, una specie di papà letterario del quale sento molto la mancanza. Il mio ricordo della libreria è legato a lui.
Mauro Marcialis: Mi dispiace che la libreria del giallo chiuda perché ha sempre rappresentato un punto di riferimento per ogni autore e di noir, è stato un punto di ritrovo per gli appassionati del genere e ha rappresentato una sorta di consacrazione per molti autori grazie alla passione di Tecla. Ho un bellissimo ricordo della mia presentazione con Andrea Pinketts, un ambiente molto partecipativo e appassionato.
Patrick Fogli: Quando chiudono le librerie non è una buona cosa, a maggior ragione mi dispiace che chiuda la libreria specializzata nel giallo dove ho fatto una delle prime presentazioni della mia vita per “Lentamente prima di morire”. Una presentazione da esordiente è qualcosa che non si dimentica. Ho poi presentato anche gli altri libri, tranne l’ultimo. Le librerie che parlano di gialli sono poche nel mondo, dispiace che la libreria di Tecla abbia seguito il destino segnato per chi non appartiene a una catena. Forse bisognerebbe riflettere sul fatto che siamo in un paese di gente che non legge.
Giancarlo Oliani: Mi dispiace molto, la Sherlockiana era il santuario del giallo, deve rinascere, anche sotto un’altra formula, ma deve rinascere. Ho presentato “Ti amo da morire”, è stata una serata indimenticabile per l’allegria e il coinvolgimento delle persone presenti e per l’ospitalità della padrona di casa che sa coinvolgere con la sua verve e sensibilità letteraria non solo gli autori ma anche il pubblico che affolla numeroso i suoi appuntamenti.
Alfredo Colitto: La libreria del giallo è un punto di riferimento molto importante per tutti gli scrittori noir italiani e non solo. Scrittori esordienti sono stati lanciati da una presentazione alla Libreria del giallo, e scrittori famosi la visitano con piacere. E’ una delle pochissime librerie indipendenti a essere nota su tutto il territorio nazionale e persino all’estero. Inoltre è un archivio di novità e rarità, il luogo dove è possibile rinvenire e acquistare anche libri praticamente introvabili. Il fatto che un’istituzione culturale di questo livello sia costretta a chiudere mi sembra inaccettabile.
La libreria del giallo è il luogo in cui è nata la mia carriera di scrittore. Mandai a Tecla Dozio il mio primo romanzo, Café Nopal, perché avevo sentito parlare della sua competenza anche come lettrice di manoscritti. Tempo dopo Tecla divenne responsabile di una collana noir di Hobby & Work, e caldeggiò la pubblicazione di Café Nopal. Senza di lei e senza la sua libreria, forse non ce l’avrei fatta. Gli aperitivi letterari organizzati dalla libreria il sabato a mezzogiorno, con vino, salatini e presentazioni di libri, sono un punto di ritrovo in cui pubblico e scrittori (non solo lo scrittore che presenta il libro, ma anche quelli che frequentano abitualmente gli eventi della libreria) possono dialogare e confrontarsi in un’atmosfera piacevole. Ne ricordo molti con piacere, ai quali ho partecipato venendo apposta da Bologna. A giugno del 2008 ho scelto la libreria del giallo per presentare il mio romanzo breve “Duri di cuore” . Quando, dopo la presentazione e l’aperitivo,ho salutato amici e persone appena conosciute davanti alla porta della libreria, non avrei mai pensato che non avrei avuto la possibilità di tornare.