Il nome della rosa – Umberto Eco



Umberto Eco
Il nome della rosa
La Nave di Teseo
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Ci sono romanzi la cui età è indecifrabile, tal quale un enigma o una sciarada.
Parlando di “Numero Zero”, ho definito diabolico il nostro Professore preferito, per quella sua capacità di rimescolare le carte in tavola, destrutturando trame e deduzioni investigative, ponendo il lettore nella stessa condizione dello storico intento a ricostruire fatti ed eventi sulla scorta di incomprensibili brandelli e pezzi di un puzzle incompatibili l’un con l’altro.
Ed il Professore, in questo suo romanzo pubblicato nell’Anno Domini 1980, ci delizia con una trama affascinante avvolta da fumo e nebbia, dove i cunicoli di quel monastero divengono un ermetico dedalo di mistero e morte alla luce flebile di ceri e fiaccole, tra le cui ombre va celandosi un assassino spietato quanto inaspettato, che tutte le vittime incontrano per la loro strada, senza sapere che sarà proprio lui ad essere la causa della loro imprevedibile morte.
I livelli narrativi sono molteplici e dimostrano di essere le basi fondative di quei thriller che vedremo come blockbusters di carta dopo trent’anni, ma con evidentemente maggiore afflato e potenza narrativa delle penne d’oltreoceano.
La Nave di Teseo fa approdare in libreria una pietra angolare della narrativa italiana, complice un’attenta revisione ed un cadeau straordinario, che arricchisce ulteriormente questo forziere di ori letterari: gli appunti ed i disegni preparatori curati direttamente dal Professore che, unitamente alla ormai nota piantina del monastero che già arricchiva l’edizione Bompiani del 1980, conferisce a questa nuova edizione quella completezza necessaria per le grandi opere di narrativa italiana.

 

Giuseppe Calogiuri

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