Il male che gli uomini fanno – Sandrone Dazieri



Sandrone Dazieri
Il male che gli uomini fanno
HarperCollins
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Se avete intenzione di andare a letto presto, sappiate che non riuscirete. Se avete impegni, iniziate a disdire quanto meno i superflui. Riposare? Scordatevelo. Il male che gli uomini fanno non lo permette: addentrarsi in queste pagine significa lasciarsi travolgere da un fiume di sangue e segreti che dilaga inesorabile fino a rubarci il sonno e a costringerci ad accantonare per qualche giorno i chi, i dove, i quando, i perché che ci circondano per arrivare alla verità. Noi lettori, imprigionati nella rete del Persico: anche noi come quelle ragazzine che ha rapito, seviziato e ucciso per soddisfare la sua folle sete di perversione.

Smaniosi di vendetta, anche noi come Itala, la poliziotta che più di trent’anni fa decise di stanare il vero killer dopo aver capito di essere diventata la pedina di uno sporco gioco di corruzione e ricatti che lei stessa aveva contribuito a costruire accettando di creare le prove per far incastrare un innocente.

Ingordi di giustizia, anche noi come Francesca, l’avvocato che senza successo difese l’uomo accusato di essere il Persico: oggi, trent’anni dopo, è sua nipote, la sedicenne Amala, ad essere stata rapita da quello che potrebbe essere il vero killer, ormai da tutti dato per morto.

Impauriti ma allo stesso tempo attratti, anche noi come Francesca, da Gerry, dalla sua ambiguità carismatica: arrivato in Italia subito dopo il rapimento di Amala, piomba nella vita dell’avvocatessa dicendo di essere un turista israeliano e di volerla aiutare a ritrovare la nipote. Quello che a differenza di Francesca noi sappiamo è che per lui uccidere è lecito.

Difficile fuggire da queste pagine, da questi mondi. Proprio come è difficile per Amala sopravvivere al suo carnefice. E proprio come lo è per noi individuare in quel male, nel “male che gli uomini fanno”, una ragione che possa giustificarne la follia, l’orrore. Quel male che non conosce fine, capace di rigenerarsi negli anni assumendo forme e sembianze diverse. Quel male che si diffonde con rapidità contagiosa sporcando anche le anime pure, innocenti. Quel male impossibile da sconfiggere, che è morte e al tempo stesso vita. Che è dolore e sollievo insieme, fine e inizio.  

Il male che gli uomini fanno è quanto di più bene si possa fare ai lettori che amano lasciarsi trascinare nei giochi e nelle sfide che l’autore apparecchia abilmente per loro. Quei lettori che godono nel lasciarsi disorientare da ricostruzioni ardite e personaggi enigmatici.  Che rifuggono le ovvietà e si arrovellano nel cercare le analogie con il reale di cui la narrazione è disseminata: fatti di cronaca, luoghi, frammenti della quotidianità di oggi e di ieri.  Lettori che sanno guardare oltre l’artificiosità, oltre la finzione.  

D’altronde anche per sopravvivere all’incubo dipinto in queste pagine bisogna sapere guardare oltre. Persino oltre le ultime, quelle dopo i ringraziamenti: pagine in cui Dazieri lascia una grande sorpresa a quanti hanno giocato insieme a lui con le vite di Itala, di Gerry, di Francesca e Amala. E con la vita, o forse meglio dire con le vite, del Persico.

È solo guardando oltre infatti che si riesce a realizzare davvero come ogni fine in realtà non sia mai una fine. Può essere un nuovo inizio. Può portare nuove consapevolezze. Può essere qualcosa o qualcuno che di colpo ci sveglia dall’incubo in cui eravamo sprofondati durante la notte. Ma è solo questione di tempo. La notte dopo potremmo cadere di nuovo in quello stesso incubo oppure in un altro senza che qualcosa o qualcuno lo possa impedire. E lo stesso è per il male che gli uomini fanno: resta, ritorna, non ha fine, non conosce fine. Perché nessuna fine in realtà lo è mai davvero.

Giulio Oliani

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