Cercare la verità non è semplice, le paludi insidiose nelle quali sguazza l’Alligatore necessitano spesso d’astuzia e forza.
Marco Buratti nelle sue investigazioni può contare su due soci: Beniamino Rossini e Max la memoria. I due hanno stili molto diversi: Rossini è un vero duro, un bandito d’altri tempi e alle confessioni dei colpevoli ci arriva attraverso “l’arrembaggio” verbale e fisico.
Max la memoria, grazie al suo eccezionale archivio informatico, creato in anni di meticolosa opera di controinformazione, riesce a creare collegamenti così arditi da incastrare senza rimedio il furbacchione di turno.
L’alligatore sarebbe già sotto terra senza Beniamino come dice con arguzia lo stesso Carlotto: “…D’altronde se non ci fosse lui a proteggerlo e a farsi largo tra i cattivi, mostrando i muscoli e le canne delle sue pistole, Marco non riuscirebbe mai ad arrivare sano e salvo alla fine del romanzo.”
Beniamino è bandito di professione, appartiene ad una mala d’altri tempi, rispetta un codice preciso e ferreo, chiunque non lo rispetti si guadagna la patente di infame e non sfugge alla sua ira.
Lui ha pagato con anni di galera in più per il suo silenzio.
Rossini rappresenta anche la parte più razionale dell’agire di Marco.
Gli sottrae spesso la bottiglia di Calvados, salvandolo anche, infinite volte, da errori di valutazione ingenui, da “regolari” appunto.
Il lettore prova un trasporto speciale per Beniamino, anche quando i suoi metodi per estorcere una confessione diventano crudeli.
La violenza fisica e verbale è usata con estremo raziocinio, però è parte imprescindibile del personaggio Beniamino, un vero e proprio braccio armato di Marco.
L’alligatore. infatti, si rifiuta di far uso di armi, è tagliente certo, e sa torchiare per bene testimoni e delinquenti, ma è sprovvisto dell’”estremo rimedio” al quale ricorre spesso e volentieri Rossini.
Così si esprime Marco: ” Non uso le armi e non le userò mai. Ho le mie regole…Uccidere significherebbe stravolgere tutta la mia vita e io invece voglio arrivare alla fine così come sono”
Tuttavia anche se funzionale all’Alligatore, Beniamino si ritaglia uno spazio da assoluto comprimario in tutti i romanzi che lo vedono coinvolto.
Spesso accetta di mala voglia gli incarichi che Marco li sottopone, ma un debito d’onore lo lega al suo socio, storie di galera, quelle che non dimentichi mai, incancellabili e che fanno nascere amicizie eterne e indissolubili.
Fisicamente è descritto alla perfezione, un uomo elegante, che si prepara ad uccidere come se andasse ad una serata di gala e che aggiunge un braccialetto in più per ogni infame in meno.
“Rossini guidava con il mitra sulle ginocchia, teneva il volante con la sinistra mentre la destra giocherellava con i braccialetti. Forse pensava a quanti ne avrebbe aggiunti l’indomani se la caccia si fosse rivelata fruttuosa…Rossini si agghindava per un conflitto a fuoco come per un matrimonio”
Non tolgo al lettore il piacere di scoprire tutte le sue tecniche coercitive che si dipanano nei vari romanzi, né tanto meno le varie sfumature caratteriali che Carlotto magistralmente riesce a regalargli. Beniamino è icona di una malavita estinta, un uomo implacabile ma leale, con il debole delle entraineuse e capace di un’ironia sottile condita da parecchie fulminati battute sulle cantonate amorose nelle quali incorre spesso l’Alligatore.
Rossini non è solo un eroe di carta, le sue ceneri sono sparse tra la Sardegna e Feltre, e la sua memoria ben custodita nel cuore del suo amico scrittore che ha trasmigrato parte della sua vitalità nei romanzi.
Il vero Beniamino era fiero del suo ruolo letterario e così si esprime nella Terra della mia Anima: ” Massimo…mi aveva trasformato in un personaggio di una serie di gialli. Ne avevo sempre qualche copia in macchina e li regalavo alle entraineuse più simpatiche per darmi un pò di arie.”Tieni” dicevo. ” Questo libro parla di me”.
I soci dell’Alligatore: Beniamino Rossini
Alessandra Anzivino