I diavoli sono qui. Le indagini del commissario Armand Gamache
Paul Sweeney, economista e scrittore irlandese, ha scritto: “Capisci di aver letto un buon libro quando giri l’ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico.” Questa citazione è più che appropriata per le 520 pagine dell’ultimo libro di Louise Penny, I diavoli sono qui. Quando arriviamo all’ultima pagina ci manca Armand Gamache e la sua famiglia, non vorremmo abbandonare quella sensazione un po’ voyeristica che proviamo nelle ultime pagine quando l’autrice ci mostra l’ispettore-capo della Sûretè del Quebec nella pace ritrovata della sua casa nel paesino di Three Pines al confine con il Vermont.
In quest’ultima avventura Gamache e la sua famiglia hanno veramente bisogno di ritrovare la serenità tra gli amici del loro piccolo paese dopo aver vissuto alcuni giorni davvero infernali a Parigi. Armand e Marie-Reine sono volati a Parigi per la nascita della nipotina, ma si trovano impegolati in un caso che coinvolge tutta la famiglia.
I diavoli sono qui si apre con l’ispettore canadese placidamente seduto nel giardino del museo Rodin in compagnia dell’anziano Stephen Horowitz, ricchissimo finanziere nonché suo padrino. Armand ha perso i genitori da bambino ed è stato allevato dalla nonna Zora e dal padrino che, pur vivendo in Canada, lo ospitava spesso nel suo lussuoso appartamento di Parigi. All’inizio Penny ci apre uno scorcio sulla vita di Gamache da bambino, sul suo dolore per la morte dei genitori in un incidente e sull’importanza che la figura di Stephen ha avuto per la sua crescita e la sua formazione.
Tuttavia questa parentesi di serenità sarà solo una parentesi, perché dopo poche pagine il lettore viene gettato in una centrifuga di emozioni forti: Stephen viene investito da un furgone all’uscita dal ristorante in cui ha cenato con l’intera famiglia Gamache, incidente che all’occhio esperto dell’ispettore-capo non pare casuale, inoltre ad un sopralluogo nel suo appartamento Armand e la moglie trovano un cadavere e rischiano di sorprendere l’assassino.
Tutta la famiglia viene coinvolta in prima persona, in particolare il figlio Daniel, che cova un antico e inspiegabile rancore nei confronti del padre, cosa che renderà la situazione ancora più esplosiva.
Senza rischiare lo spoiler non si può dire molto della trama articolata, ma nello stesso tempo logica e comprensibile del romanzo che coinvolge multinazionali, minerali rari, funzionari di polizia e personalità internazionali, solo che il ritmo incalzante avvince il lettore e lo costringe ad arrivare al più presto possibile al finale che, assicuriamo, è veramente mozzafiato. Un finale degno dei grandi thriller americani con una nota gentile data dall’umanità di Gamache.