I dettagli del male – Elisabetta Cametti



Elisabetta Cametti
I dettagli del male – Elisabetta Cametti
Piemme
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Definita dalla stampa “la signora italiana del thriller”, Elisabetta Cametti è tornata. E questa volta con un true crime dal titolo I dettagli del male (Piemme, novembre 2024), dove passa in rassegna quattro dei delitti che più hanno sconvolto l’opinione pubblica. Casi di cronaca nera avvenuti in famiglia negli ultimi anni, che vedono coinvolte tre donne e una bambina. Rispettivamente gli omicidi di Giulia Tramontano, uccisa dal compagno con trentadue coltellate mentre era al settimo mese di gravidanza; Laura Ziliani soffocata dalle sue stesse figlie e dal fidanzato di entrambe; Liliana Resinovich di cui si paventa ancora l’ipotesi di suicidio benché assurda sia la dinamica; la piccola Diana Pifferi abbandonata dalla madre e lasciata a morire di stenti nel suo lettino.

La famiglia, sì. L’ambiente che più di ogni altro dovrebbe proteggere e far sentire al sicuro, in questi casi ha fallito oltre ogni ragionevole dubbio. Con la massima attenzione nei confronti delle vittime, di cui sono analizzati sogni e speranze, quel che salta all’occhio è una mancanza di segnali. Perché da qualunque parte la si guardi, si tratta di vicende che presentano un comun denominatore: l’incapacità di comunicare la propria infelicità. Il fatto che queste vittime non si siano mai aperte con qualcuno, cercando aiuto in modo concreto. E da questo punto di vista, siamo tutte un po’ Giulia, Laura, Liliana. Siamo invisibili e indifese come Diana.

Ciò che viene particolarmente apprezzato nella narrazione è un resoconto puntuale, incalzante ed esauriente degli omicidi. Che solo alla fine diventa opinione personale, un concentrato di poche righe scritte in corsivo dove traspare la sintesi attenta ed azzeccata dell’autrice. E sono proprio queste considerazioni che portano il lettore ad aprire la mente e ad abbandonare, per un istante, quel che ci ha sempre detto la tivù. Uccidere non ha mai un motivo valido, però ci sono aberrazioni che lo sono più di altre. E nonostante il disagio che si prova, sentendo parlare dei carnefici, se non si arriva a comprendere le motivazioni si può perlomeno cercare di mettersi nella testa dell’assassino. Perché mai avrà fatto una cosa del genere, quando c’erano mille modi per uscirne, agendo in maniera diversa? Questa è la domanda. Non c’è risposta, ovviamente, però un barlume di sentiero viene tracciato.

Comprendere il male è difficile. Sono azioni particolarmente riprovevoli, queste, da cui ognuno di noi vorrebbe prendere le distanze. Eppure, l’autrice ci fa capire che lo studio dei comportamenti umani è importantissimo. L’impatto che la devianza può avere sulle vittime si riflette sulle loro relazioni affettive e sul contesto in cui vivono. “Quando racconto una storia” scrive Cametti nell’introduzione, “attribuisco un grande valore ai dettagli: li cerco nelle persone, nelle cose, nelle situazioni. Poi li metto in evidenza e li collego nel ragionamento che guida la trama: rappresentano i puntini che, uniti dal tratto della matita, svelano il disegno. Nei dettagli si nasconde sempre la risposta, qualsiasi sia la domanda.”

Le quattro storie presentano il rigore dell’inchiesta, poiché la stesura è stata coadiuvata dalla consultazione degli atti processuali e i referti delle autopsie. Per anni Elisabetta Cametti, nei suoi thriller, si è ispirata alla realtà. Qui invece la racconta, questa realtà, senza fare sconti o edulcorare la pillola. Una sorta di viaggio nell’orrore, che può essere alleviato solo dando voce alle emozioni e ai sentimenti. Quelli delle vittime, per cui si prova una sincera pietà. Il male è ovunque e scrivere un true crime significa guardare l’abisso. Dove non c’è spazio per la fantasia, perché la realtà la supera sempre. Una lettura consigliata, che parla di vittime che non devono essere dimenticate. Se ascoltiamo la loro voce, ci insegnano a non abbassare mai la guardia. E la paura, lo sappiamo, spesso è l’unica arma che abbiamo per difenderci.

Cristina Biolcati

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