E se i nostri adolescenti iniziassero a utilizzare sul loro cellulare un’applicazione segreta, responsabile non solo di un cambiamento caratteriale repentino, ma anche di una spirale di violenza incontrollata?
Inquietante punto di partenza per tesserci attorno un thriller dal ritmo serrato, che mette in discussione il già criticato mondo dei social, con annessi accenni al cyber-bullismo e al temuto body-shaming, responsabili di una pressione quotidiana a cui sono sottoposti i ragazzi di oggi.
Il titolo del romando è Hedonia (da edonismo, la ricerca del piacere), mentre l’autore è il giovane milanese Alberto Vignati. In quest’opera, pubblicata da Mondadori nel giugno 2024, un valore aggiunto è rappresentato dal fatto che l’autore sia anche sceneggiatore. Egli riesce a tenere alto l’interesse del lettore attraverso una prosa semplice ed immediata, di grande impatto, quasi si guardasse un film.
La protagonista è la trentenne Nora, alla sua prima esperienza come supplente di italiano al liceo Ariosto di Milano, maniera per guadagnare un pochino di soldi e poter vivere autonoma. In lei, almeno in principio, non vi è tutta questa vocazione rivolta all’insegnamento, anche perché la donna deve fare i conti coi fantasmi del passato, essendo reduce da un’esperienza traumatica quand’era lei stessa una studentessa. Ad aggravare il suo disagio è la classe che le viene affidata, sicuramente problematica, dove pare esserci una parte coesa, molto simile ai comportamenti che hanno i membri di una setta.
Ed è così che si verificano degli strani fatti, tipo una macchina che va a fuoco, l’uccisione di un gatto, la sensazione di essere pedinati. Un’alunna, Cloe, che scompare nel nulla.
Nora scoprirà presto che i ragazzi utilizzano un’app segreta, chiamata Hedonia, una sorta di “discesa agli inferi”, in cui si devono affrontare prove molto dure e violente.
Che Cloe sia caduta vittima di quel meccanismo perverso? Ma soprattutto, chi muove i fili e si nasconde dietro la nefasta invenzione?
L’autore realizza una storia contemporanea, incentrata sulle dinamiche che si creano sui social media utilizzati un po’ da tutti, ma in particolare dai giovani a cui mancano i filtri dell’esperienza. L’invidia è il motore che muove le relazioni tra le persone. I ragazzi non decidono autonomamente, ma si adeguano, imitando il desiderio di un modello che è comune.
Sino ad arrivare alla violenza, che viene legittimata, e all’individuazione di un capro espiatorio che serve come soluzione per poter trovare una pace temporanea, solo apparente.
I ragazzini sono influenzabili e l’autore si è avvalso come punto di partenza degli studi di René Girard, classe 1923, antropologo, critico letterario e filosofo francese. Il carattere mimetico del desiderio, elaborato da quest’ultimo, diventa una teoria sulla quale riflettere.
Fondamentali sono le parole dell’autore stesso, che ho letto in un’intervista e mi hanno colpito: “Ma cosa succede quando il nostro desiderio si esaspera, e quel modello diventa un ostacolo da eliminare? Ho cercato così di tenere insieme le esigenze del genere thriller, con le sue svolte di trama, la suspense e la facilità di lettura con domande radicali e potenti.”
Un romanzo consigliato a chi cerca una lettura adrenalinica. Ma al tempo stesso vuole immergersi nel mondo dei giovanissimi, per carpire qualche segreto sul loro modo di vivere. Sulle loro fragilità e il pericolo costante di essere plagiati.
Una prospettiva che fa paura, perché può essere reale. Ma che non dobbiamo in nessun modo ignorare, pena la perdita di un quadro d’insieme della nostra società.