Diavolo d’un Grisham!
No, “L’avvocato del diavolo” di Neiderman non ha nulla a che vedere, ad esclusione del sostrato legale che permea dalle pagine dell’autore di Jonesboro che sin da “Il momento di uccidere” ci delizia con trame sempre ben intessute da una penna di rara gradevolezza.
In questo caso, poi, sembra che il buon John voglia incollare il lettore sin dalla prima pagina, con un lessico ed una struttura lessicale, prima ancora che narrativa, di estremamente piacevole gradevolezza.
Gli aspetti più tecnici del thriller di matrice “legale”, sono proposti al lettore con una facilità estrema, senza inerpicarsi in quei complessi tecnicismi che spesso rendono il mondo legale un microverso facilmente canzonabile.
Grisham non propone verbosi parrucconi dalla ciarla sesquipedale, ma avvocati che hanno dalla loro parte un eloquio semplice, categorico e diretto.
Come un attacco militare americano a stelle e strisce: “americano” nel suo essere senza fronzoli, e privo di quegli arzigogolati orpelli lessicali che spesso caratterizzano la narrazione del mondo legale.
La trama ruota attorno all’arresto di un giovane per l’omicidio del suo avvocato avvenuto circa venti anni prima. Attorno a questi eventi passati e ai forti dubbi ed incertezze che emergono, pagina dopo pagina, sulla frettolosa condanna del giovane, Grisham architetta un plot che, come nella migliore tradizione, attinge al passato per trovare le spiegazioni tra le pieghe del presente.
E dopotutto non è questa la ricetta del giallo sin dai tempi di “uno studio in rosso” di Sir Arthur?
Mondadori, da par suo, colleziona l’ennesimo colpaccio letterario, proponendo un testo di eccellente fattura e traduzione, che mette un inamovibile cappello sulla sedia del thriller d’Oltreoceano che, fino a quando avrà la voce equilibrata e classy dell’ottimo John, sarà difficilmente contestabile.