Il nuovo romanzo di Håkan Nesser è un giallo psicologico dove gli “investigatori” sono tre professori: Igor, Ludmilla e Leon. Incuriositi dalle indagini sono anche Andrea, una giovane studentessa, con il suo compagno di classe Charlie. L’ambiente è un ginnasio in un piccolo paese svedese, dove è morto improvvisamente e misteriosamente il professor Kallmann, anche lui insegnante nella stessa scuola. Un posto importante nella trama del romanzo lo occupa Ulrika, che è la madre di Andrea.
Leon, che è stato chiamato a sostituire il professor Kallmann, si è trasferito in questo posto sperduto per sfuggire al dolore della perdita della moglie e della figlia, morte durante una vacanza a Zanzibar.
E’ proprio Leon, mentre riordina la sua scrivania, che prima apparteneva a Kallmann, a trovare una serie di diari scritti dal suo predecessore. Per curiosità comincia a leggerli e scopre che il professore affermava di avere il dono di scoprire se aveva di fronte un assassino, solo guardandolo negli occhi. In effetti tutti i suoi colleghi gli confermano che, mentre parlava con le persone, sfuggiva lo sguardo di tutti. Ritrovato anche l’ultimo diario a casa del professore, scritto proprio nei mesi precedenti alla morte, Leon, e con lui Igor e Ludmilla, si convincono che Kallmann avesse trovato un assassino libero e intendesse forse denunciarlo.
Il luogo stesso dove è stato ritrovato morto, una casa abbandonata e diroccata, darebbe ragione ai tre colleghi. Infatti in quella casa, decenni prima, si era insediata una setta religiosa, il cui capo spirituale era misteriosamente scomparso. Forse il professore aveva scoperto l’assassino di quell’uomo.
Al ginnasio intanto si respira una brutta aria: messaggi razzisti contro i ragazzi di origini straniere, scherzi crudeli ai danni degli stessi da parte di un gruppo di naziskin, finché si ritrova il capo di questo gruppo impiccato a un albero vicino alla scuola. I tre professori temono che qualche ragazzo straniero, troppo vessato dagli appartenenti al gruppo, abbia deciso di vendicarsi.
Andrea cerca di indagare sulla morte del professore per conto suo, chiedendo aiuto al compagno Charlie, che le fa domande strane sulla sua famiglia, in particolare sui suoi nonni. Ma non ottiene alcuna informazione e il personaggio di Charlie, rimarrà misterioso fino alle ultimissime pagine del libro.
E la polizia? Come si suol dire, la polizia brancola nel buio: sia per la morte del professor Kallmann, sia per quella del giovane naziskin non si trovano colpevoli.
Toccherà al lettore dipanare la matassa, piuttosto complessa, e leggere tutto il libro per scoprire che niente è, anzi, niente era come sembrava.
In Gli occhi dell’assasino Nesser ci racconta le usanze svedesi che ci paiono molto diverse dalle nostre. Per esempio Leon, che è in lutto per la perdita di moglie e figlia, impiega assai poco a consolarsi con la collega Ludmilla che, pur essendo sposata con due figli, non esita a buttarsi fra le sue braccia. Dall’altra parte Andrea, quando scopre dalla madre Ulrika che il padre che l’ha cresciuta non è suo padre biologico, vorrebbe partire per cercare in Inghilterra il vero padre. Pare insomma che per l’autore siano i legami di sangue quelli che veramente contano, più di quelli creati dalle istituzioni. E infatti anche il dramma e il mistero del professor Kallmann ruotano attorno a un fatto di sangue famigliare, che sarà svelato solo alla fine, ma che aveva condizionato tutta la sua vita. Forse il modo di sentire i legami di sangue non é poi così diverso nel popolo svedese e in quello italiano, e questo romanzo ci dà vari spunti per rifletterci sopra.
Gli occhi dell’assassino – Håkan Nesser
Raffaella Bianchi