Piuttosto che sottostare alla richiesta di tagli e far passare il suo nuovo e corposo romanzo, “Gli eredi dell’Artico”, sotto le cesoie della censura, lo scrittore norvegese Aslak Nore ha preferito non fare pubblicare il romanzo in Russia. Lo ha detto lui stesso, come riporta anche l’Ansa in una nota del 16 luglio, al recentissimo “Il Libro possibile”, festival letterario che si è tenuto a Polignano a mare, paese natale di Domenico Modugno e Checco Zalone.
“La mia editrice nel Paese, che pure vive in esilio perché è una feroce critica di Vladimir Putin, mi ha detto che sarebbe stato impossibile far uscire il libro così com’era in Russia. L’unica opzione era censurare nomi e situazioni, e allora ho detto, ‘no, grazie, preferirei ritirare il libro’, e così ho fatto. Come scrittore libero, non è qualcosa a cui posso soccombere, non posso accettarlo”.
“Gli eredi dell’Artico”, secondo capitolo della saga familiare dei potenti Falck, è un thriller ambientato nelle isole Svalbard, nel nord della Norvegia, che riprende e attualizza i temi del primo capitolo della saga dei Falck, famiglia che abbiamo conosciuto nel romanzo “Il cimitero del mare”, dove i conflitti tra i due rami della facoltosa famiglia, – che occulta segreti legati alla storia d’amore della capostipite con un soldato tedesco da cui è nato un figlio, che poi prese il posto del primogenito deceduto – generano tradimenti, vendette, lotte per il potere.
Il romanzone è suddiviso in cinque parti per un totale di 57 capitoli e si apre con una scena che farà da preludio al dipanarsi dell’intera trama, fitta e coinvolgente, capace di catturare il lettore pagina dopo pagina.
Siamo a Longyearbyen, nell’Artico settentrionale dove la notte dura mesi. Ci sono undici gradi sottozero ma se ne percepiscono diciannove a causa del vento polare e un uomo semiassiderato arriva su una slitta e viene soccorso dal funzionario di più alto grado alle Isole Svalbard, il governatore Robert Eliassen. L’uomo sulla slitta, molto sofferente, dice di essere il colonnello Vasilij Zemljakov e arriva da Barentsburg, il secondo centro abitato più grande delle isole, dopo Longyearbyen, un insediamento minerario di origine russa, fondato per lo sfruttamento del carbone.
Il governatore si avvicina per aiutarlo ma il colonnello gli intima di non toccarlo: non è in ipotermia come crede il governatore, ma qualcuno lo ha avvelenato. Il governatore chiama un’ambulanza per soccorrerlo. Il colonnello, tossendo e sputando sangue, prima di essere portato via fa in tempo a dirgli che uno di loro, una spia, è dentro la Saga, la potentissima e ricchissima fondazione dei Falck.
Il romanzo che si gusta dalla prima all’ultima pagina, è imperniato proprio sulla concessione mineraria, fonte di tensione tra l’intelligence norvegese e la Russia di Putin. Aslak Nore, autore bestseller, non manca di fare anche dei riferimenti reali ai servizi segreti e di formulare accuse all’intelligence del Cremlino e alla politica russa nel dipanarsi della trama e l’infittirsi dei rapporti familiari tra i Falck, una delle famiglie più influenti della Norvegia, che, come già detto, nasconde molti scheletri negli armadi all’origine della propria ricchezza.
Alla guida della Saga, la Fondazione di famiglia, troviamo Sasha Falck, giovane e ambiziosa, da poco nominata direttrice, ma tale posto è ambito anche da Hans Falck, celebre medico, che dopo un avventuroso incidente che lo ha fatto finire in coma, vuole prendere in mano le redini della fondazione e la legge è dalla sua parte, appartenendo egli al ramo diretto dei discendenti della capostipite. I nuovi appetiti dei Falck si concentrano proprio in quell’area dove le tensioni tra Russia e Occidente sono alimentate anche dal cambiamento climatico e lo scrittore è abilissimo a tessere nella trama del romanzo elementi attualissimi di geo politica che fanno da orlatura ai rapporti tra i vari personaggi, la cui vita si intreccia con la storia dei giorni nostri e gli interessi dei potenti.
“Gli eredi dell’Artico” insomma è un romanzo che trascende il genere thriller e pone inquietanti interrogativi sulla geopolitica contemporanea e, grazie a una narrazione avvincente, fa da specchio reale alle tensioni latenti tra Norvegia e Russia.


