Gli assassini dell’alba – Michael Bussi



Michael Bussi
Gli assassini dell’alba
Edizioni E/O
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Un thriller che attrae principalmente per la sua ambientazione, prima ancora che per la trama. Questa, a mio avviso, l’unicità del romanzo. 

La storia procede su un crinale che divide due mondi e due visioni della vita. Si tratta della convivenza tra realtà e magia. Il filo rosso che le unisce si muove tra raziocinio e credenza. 

L’autore inserisce elementi magici consustanziali al tessuto sociale, senza diventare banale e mantenendo alta la suspense, che tiene ancorati alle pagine.

La trama, molto articolata, interroga il lettore per tutto il tempo. Si parte da lontano, e con pochi indizi difficili da interpretare, va a stringere il cerchio  a piccoli passi tessendo una ragnatela che percorre tutti i fili.

Un serial killer si aggira sull’atollo delle Antille mietendo vittime apparentemente senza alcun legame tra loro.

Il sipario si apre su Jacob Santamaria, noto costruttore, che nuota beatamente nelle acque cristalline del Gran Cul de Sac Marin. Il lettore, con gli occhi del personaggio si immerge in questo acquario facendo un’esperienza esotica, finché Jacob inseguito da un sub, nelle acque di quel paradiso, verrà ucciso da un colpo di fiocina. 

Il suo corpo trascinato sulla scalinata degli schiavi sarà scoperto dalla polizia grazie alla denuncia di Evariste Pigeon, un “Quimboseur”, stregone locale, che profetizzerà una serie di disgrazie che si susseguiranno senza un apparente collegamento. 

L’unica cosa che accomuna i crimini è l’orario in cui vengono commessi: l’alba.

Le indagini assumono subito un significato magico, orientandosi verso il delitto rituale legato allo schiavismo. 

Ci si chiede come sia possibile che tanta bellezza nasconda sotto la superfice un passato di schiavitù e sopprusi. 

Chi potrebbe mai pensare di uccidere qualcuno in un luogo così pacifico lontano dal caos e dallo stress? Tutto apparentemente inneggia alla quiete. 

Nel frattempo la scomparsa di una turista addentratasi nella foresta di mangrovie vicina al Gran Cul de Sac, contribuisce ad aumentare il caos, insieme ad altri delitti che si aggiungeranno nel corso delle indagini.

Tutto complicato da una serie di indizi che convergono sul comandante della polizia Valéric Kancel, uno “chabin”: una sorta di meticcio con i capelli biondi. Un uomo dal passato tormentato, che pur essendo originario dell’isola, per problemi con la famiglia di origine, si trasferisce in Francia alla ricerca di una vita migliore. 

Tornato a Guadalupe, dopo la morte della madre, spera di ritrovare il paradiso perduto, ma oltre a un caso complicato, dovrà affrontare il suo passato, con il quale non ha ancora chiuso i conti. 

Un romanzo intricato che richiede attenzione nella lettura, ma che ci offre una competente ricostruzione dei luoghi in cui è ambientato comprese le specie vegetali, animali e tanti altri elementi antropologici oltreché politici e amministrativi.

E come sempre, non mentono le aspettative che si hanno sui libri di questo autore, tra le altre cose docente di geografia e ricercatore presso l’università di Rouen, in Normandia. Un vero pezzo unico da non perdere.

Unica perplessità: la copertina.

Cinzia Censi

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