È colpa mia – Domenico Wanderlingh



Domenico Wanderlingh
È colpa mia
Astoria
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Due destini a cui le circostanze hanno fatto il dono di un incontro importante, rivelatore e decisivo. Due traiettorie che si congiungono per combattere battaglie allo stesso tempo distinte e somiglianti. Due giovani donne che le circostanze della vita rendono più unite di quanto un’osservazione superficiale suggerirebbe. Nel bel giallo di Domenico Wanderlingh, “E’ colpa mia” (editore Astoria), una giovane sportiva che ha già ottenuto ottimi risultati nelle discipline dell’atletica leggera lascia il Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro per divenire poliziotta effettiva (l’ispettore Anita Landi); ciò avviene non per vocazione o perché senta ardere il sacro fuoco della “sbirritudine” ma per risolvere un dramma familiare che ha visto la scomparsa del fratello in circostanze tragiche e oscure. In parallelo, la vita di una giovane professionista di origine umbra, l’avvocato Chiara Corsi, trapiantata dapprima a Roma e poi a Milano, viene devastata dalle morti dei suoi affetti più cari: il figlioletto Andrea e il marito Simone. Da qui la storia si sviluppa e si ingarbuglia sempre di più, rendendo arduo per il lettore giungere alla soluzione del caso prima dell’ispettore Landi. Bravo l’autore a costellare la narrazione di numerosi balzi temporali che gli permettono di centellinare elementi chiarificatori ma mai anticipatori. Le vicende si sviluppano lungo la spina dorsale del nostro Paese: Milano, Toscana, Umbria e Roma. Le metropoli degli studi professionali e la provincia delle origini e della fine. È però proprio nella placida provincia che hanno teatro i sentimenti più vividi e feroci: da un lato la riaccesa passione di Anita per il suo vecchio amore Duccio e i dubbi che l’accompagneranno fino alla penultima riga, dall’altro i castelli, i passaggi segreti (anche dell’anima) e i legami storici che celano il mai detto, l’impronunciabile. Una provincia umbra che funge da quinta per delitti efferati e spietati. Un territorio, la Maremma, che ha forgiato il carattere di Anita rendendola la donna fiera e capace di giungere all’obiettivo, superando le rigide formalità e badando al sodo, cercando con acume e protervia dove molti non hanno mai saputo volgere lo sguardo. Al termine di questo viaggio si disvela una verità disturbante e corrosiva: per arrivare alla soluzione bisogna infatti attraversare molte gallerie degli orrori che forniscono una cifra certa del deplorevole palinsesto immorale dei colpevoli. Di questo esordio per l’ispettore Landi ci rimane una lacrima per ciò che sarebbe potuto essere e che (forse) non sarà e la certezza che ora si dovrà alzare l’asticella: a pensarci bene, l’ultimo dei problemi per un’atleta!    

Pier Livrieri

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