È possibile parlare di una rinascita del cinema italiano e, secondo lei, quali sono i nomi più promettenti?
Non parlerei di rinascita del cinema italiano perché implica una morte che, a mio avviso, non c’è mai stata. Sembrava morto, era solo addormentato e ora si sta riprendendo. Credo ci siano nuove generazioni di sceneggiatori ma anche di tecnici, montatori, direttori della fotografia e perfino di produttori che stanno rianimando il cinema di genere, cosa che negli ultimi venti anni era stata totalmente abbandonata. Se il cinema italiano avrà la forza e il coraggio di uscire dal feticismo autoriale e dal cappio dato dall’idea che debba per forza rappresentare la realtà, credo che possa riuscire a riprendersi e godere di ottima salute.
Più il cinema mi porta altrove, lontano dalla quotidianità, più mi fa volare, sognare, avere paura, più è cinema. Io delle pellicole specchio della realtà non so cosa farmene e sono contento ci siano nuovi cineasti che stanno lavorando non per riprodurre il mondo ma per inventare mondi.
Alcuni di questi sono nella sezione del Premio Caligari del Noir in Festival. I Manetti Bros con Ammore e malavita, Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con Sicilian ghost story, Andrea De Sica e il suo I figli della notte e Alessandro Rak con Gatta Cenerentola, grandissimo film d’animazione intriso di noir.
Cineasti e registi che, oltre ai grandi autori – continuo a ritenere che Paolo Sorrentino sia fra i cinque cineasti più visionari al mondo e Matteo Garrone è fra i primi dieci – danno segnali forti sulla ripresa del cinema italiano.”
