Cambio di toni e registro per Maurizio de Giovanni che dopo il doloroso addio, o arrivederci, a Ricciardi torna in libreria con una commedia tutta friccicarella dando finalmente sfogo all’umorismo e all’ironia che nelle altre serie erano relegati soprattutto in un paio di personaggi Bambinella e Aragona, non per nulla i miei preferiti.
Mina Settembre, già apparsa in due racconti per le antologie Sellerio, è una donna sulla quarantina, divorziata per sua scelta, ci tiene a precisarlo, che ha due grossi problemi contro cui combattere giornalmente: il problema 1, come lo chiama lei, è una mamma dotata di sano e robusto sarcasmo e di una buona dose di perfidia che scarica con grande generosità addosso alla figliola, rea di lavorare invece di concedersi in fretta e senza remore al primo buon partito di passaggio. Secondo la concezione preistorica della signora Concetta, Mina dovrebbe nascondere la propria intelligenza e puntare tutto sulla grande dote concessale da madre natura: una quinta di seno impossibile da camuffare.Il problema due di Mina, appunto.
Se già la vita famigliare è faticosa, il lavoro di Mina si svolge in un consultorio sgarrupato dei Quartieri Spagnoli, con un campionario di varia, multicolore, appariscente e fantasiosa umanità che strappa più di un sorriso.
Con Mina lavorano un ginecologo giovane e affascinante, Domenico chiamami Mimmo, una specie di clone di Robert Redford, che alla bellezza pare unire una certa iniziale goffaggine e, a completare il quadro, un portinaio assatanato e completamente ipnotizzato dal problema 2 di Mina.
Questo improbabile trio cercherà di aiutare, in modo rocambolesco, una donna peruviana maltrattata dal marito, perché va bene la commedia, ma non bisogna dimenticare i problemi…
E il giallo? E sì, c’è ovviamente anche questo. Mentre Mina si occupa dei suoi pazienti, un misterioso assassino miete vittime in città , annunciandosi con delle rose rosse.
Chi è, perché uccide e perché anche Mina riceve delle rose…? A indagare un simpatico magistrato che…, ma questo lo scoprirete da soli.
Anche qui come negli altri libri di de Giovanni abbiamo delle soggettive dell’assassino che parla in prima persona, raccontandosi e rivelando poco a poco il movente delle sue azioni, poiché è il perché più del come ad avere importanza.
E ancora una volta Napoli che esplode con i suoi colori, i suoi rumori e il suo essere avvolgente e inglobante e soprattutto umana.
Dodici rose a Settembre è un libro frizzante, che regala sorrisi, che forse deve solo trovare qua e là una giusta misura, una piccola aggiustata agli equilibri per risultare perfetto.
Non è facile lavorare dietro le quinte, ma Mina e de Giovanni paiono riuscirci benissimo.
Dodici rose a Settembre – Maurizio de Giovanni
Cristina Aicardi