Se c’è un ambito dove il detto “la realtà supera l’immaginazione” è particolarmente vero quello è proprio il campo dei crimini d’arte. Furti, contraffazioni, scavi clandestini, reti criminali di livello internazionale: è una realtà molto più complessa e pericolosa (anche se non priva di un suo fascino) di quanto la finzione racconti. Esistono libri che provano a raccontarla al grande pubblico, sia ricostruendo storie vere, sia rielaborandole in forma di fiction. Iniziare da quest’opera di Roberto Riccardi, nell’anno del cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, è un buon punto di partenza.
Molto banalmente il lettore potrà chiedersi: “Perché?” e la risposta risiede proprio nella struttura del libro: ogni capitolo ripercorre un singolo caso, ma gli eventi si allargano e si connettono tra di loro come cerchi sull’acqua, e mentre Riccardi dipana la matassa degli eventi al tempo stesso ci parla di altre cose: degli artisti, delle loro vite e del loro modo di creare, ma anche di quegli uomini e quelle donne che quell’arte l’hanno salvata, recuperandola dopo un lungo lavoro che ha richiesto tempo, testardaggine e pazienza.
Il Comando Tutela Patrimonio Culturale, infatti, non nasce per caso, ma durante una stagione che vide l’Italia al centro di traffici internazionali di reperti archeologici che culminarono con la restituzione, celebrata in diretta televisiva con tanto di Ministro dei Beni Culturali negli studi del Tg1, con la restituzione del cratere di Eufronio da parte del Metropolitan Museum di New York.
Ma la sua storia affonda le radici in eventi ancora più drammatici come quelli della Seconda Guerra Mondiale, quando Rodolfo Siviero, la “spia dell’arte” cercò di identificare e proteggere quante più opere trafugate dai nazisti.
Come tutte le storie, poi, si evolve, ed ecco che si arriva all’istituzione di Unite4Heritage, i “Caschi Blu della Cultura”, una task force nella cui creazione il ruolo dell’Arma è stato fondamentale.
E poiché la Storia altro non è che un insieme di storie, nel rimbalzare di continuo tra contesti e crimini diversissimi, Riccardi riesce nel compito non facile di rendere l’Arte non solo vittima passiva degli eventi, ma vera protagonista, facendo sì che rimanga al centro della narrazione tramite digressioni calcolate, che costituiscono una sorta di malta in grado di tenere in piedi l’impianto del libro.
Perché per quanto noi possiamo percepire e considerare l’Arte qualcosa di immortale, essa è creata da uomini, e la sua sopravvivenza è legata, nel bene come nel male, a scelte compiute da altri uomini: e per ogni uomo che tenta di impossessarsene, ce ne sarà sempre un altro che farà di tutto per salvaguardarla e cercare di tramandarla alle generazioni successive.
Perché la Bellezza è soprattutto Memoria.
Crimini d’arte: Detective dell’arte di Roberto Riccardi
Daniela Gervasi