Dànilo Mainardi (con l’accento sulla a), etologo e divulgatore scientifico, ci ha regalato “L’acchiappacolombi” (Cairo) un delizioso giallo, anche in copertina, ambientato nell’affascinante mondo dei colombofili e dei colombi viaggiatori.
Ci racconta qualcosa di sé?
Sono nato a Milano e vi sono rimasto fino ai bombardamenti durante la guerra. La mia famiglia era sfollata a Soresina, in provincia di Cremona, ho frequentato il liceo a Cremona e l’università a Parma. In quel periodo possedevo una quantità enorme di colombi e avevo convinto il mio professore a studiarli proprio come nel libro. Da una ventina d’anni vivo a Venezia.
Perché ha deciso di scrivere un giallo per raccontare questa vicenda?
Scrivo gialli per divertimento, questo è il terzo, dopo “Un innocente vampiro” (Mondadori 1991) e “Il corno del rinoceronte” (Passepartout 1994). Marzio, il professore e Agnese, la ricercatrice napoletana sono personaggi fissi nei tre libri.
Nei gialli posso inventarmi i vampiri della Florida e ho potuto usare il nome di un vino per designare un insetto senza che nessuno se ne accorgesse.
Nell’acchiappacolombi ho messo tutta la mia passione per questo animale.
Si è ispirato a fatti accaduti?
Si, volevo parlare dei colombi viaggiatori, è tutta la vita che li osservo e li avevo allevati da ragazzo. Ho fatto la tesi sull’orientamento dei colombi e grazie ad alcuni amici di Gravina di Puglia avevo visitato le antiche colombaie di circa 7000 anni fa. In alcune nazioni come la Francia i colombi vengono usati per scopi criminali. In Europa, un po’ dappertutto ci sono società colombofile che fanno gare.
Si identifica maggiormente in Federico o nel professore?
Sono tutti e due, in momenti diversi della mia vita. I due personaggi hanno modi diversi di curiosità, l’anziano è più cinico, il ragazzo è più ingenuo.
Come ha deciso di diventare etologo?
Quando l’ho deciso non conoscevo questo nome. Avevo deciso di occuparmi di animali fin da bambino. Volevo fare il pastore, poi il veterinario, quindi lo zoologo e infine l’etologo, tutto per gradi.
Che consiglio darebbe a un ragazzo che ama gli animali e che vorrebbe studiare etologia?
Di farlo, a patto che ami gli animali e abbia delle curiosità su di loro. Non deve seguire la moda ma deve avere una motivazione interiore. Deve scegliersi un bravo maestro che gli insegni il metodo, poi può studiare qualsiasi animale. Prima deve imparare bene il metodo e poi scegliere l’animale da studiare: ci sono tante cose belle da scoprire in ogni animale.
Possiede qualche animale?
Ora possiedo solo un vecchio cane che è ritratto insieme a me nella terza di copertina de “l’acchiappacolombi”
Quale animale le ha dato maggiori soddisfazioni studiandone il comportamento?
I topi. Li ho studiati moltissimo, sono animali straordinari. Anche i colombi, ma con loro c’è da parte mia un attaccamento precedente allo studio.
Scriverà un altro giallo?
Chi può dirlo? L’acchiappacolombi è rimasto alcuni anni nel cassetto, l’ho rimaneggiato e stravolto parecchie volte, è stato pubblicato perché ne avevo parlato casualmente al mio editore mentre gli consegnavo un saggio.