Se si effettuano delle ricerche sulla scrittrice ligure Cristina Rava, si scopre che la sua produzione letteraria è alquanto prolifica. Non solo perché ha dato vita alla serie del commissario Bartolomeo Rebaudengo, ma anche per lo spinoff cominciato nel 2012, dedicato al medico legale genovese Ardelia Spinola, che in precedenza appariva come personaggio secondario.
Talvolta capita che un comprimario sia talmente ben delineato e accattivante da brillare di luce propria, tanto da meritare una serie tutta sua, ed è proprio quel che è successo alla “medica” Spinola. Definita così dall’autrice stessa, che la fa interagire con Rebaudengo, ma con una voce nettamente preponderante.
Dalla parte del ragno (Nero Rizzoli, marzo 2024) è ambientato ad Albenga, un comune della provincia di Savona. La Liguria è parte integrante delle storie di questa autrice, una sorta di conditio sine qua non che nessuno sente di poter trascurare.
Quando tre fatti anomali si verificano in rapida sequenza, gli inquirenti li mettono subito in correlazione. Un avvocato che improvvisamente dà di matto e corre nudo per strada; un medico beneamato che si spara; il titolare di una gelateria che scompare nel nulla. Infine, quale accanimento di eventi nefasti in una cittadina di non troppe anime, viene trovato il cadavere di una donna, intrappolato tra i rami di un albero e a ridosso di un fiume.
Ardelia Spinola entra in scena proprio con il suo fidanzato Rebaudengo, a fare da coadiutore, dato che i due si scambiano pareri circa i casi su cui lei esegue le autopsie. E la coincidenza vuole che la morta ammazzata sia Serafina, ex-amante della pianista Norma Picolit, una grande amica di Ardelia. Con un passato torbido, quest’ultima, che i conoscitori della serie sapranno collocare nei giusti accadimenti. Per l’intera durata della loro relazione, Serafina si è finta cieca, al cospetto della Picolit, per cui il fatto che sia stata brutalmente assassinata apre delle domande. Magari è stata uccisa da qualcuno che covava vendetta e la pianista, ingiustamente umiliata e presa in giro dalla vittima, risulta la colpevole più appetibile.
Ma sarà davvero così?
Da qui a inoltrarsi in un giro di prostituzione, con giochi erotici che potrebbero finire male, storie di ricatti e avvenimenti di sordida lega, è un attimo. Quasi che l’essere umano nasconda una doppia vita, la cui parte malata non compare mai in superficie. Illuminante è il passaggio riferito al commissario Rebaudengo: “Per un attimo, cerca d’immedesimarsi nell’angoscia di chi si sente braccato e reietto a causa della propria vita sessuale che, in teoria, non dovrebbe interessare a nessuno, ma non ci riesce. In questa epoca che si finge illuminata, non è arrivata alcuna luce a illuminare gli angoli bui, pieni di ragni”
La storia è ricca di eventi e di colpi di scena, non ci si annoia. Cristina Rava, a differenza di tanti colleghi di genere che invece sono più “scarni”, perché concentrati sui fatti, possiede una prosa ricca e articolata. Molte sono le descrizioni e i discorsi riportati in modo indiretto. Per spiegare le scene, non si basa essenzialmente sui dialoghi, quel show, don’t tell! tanto caro ai giallisti. E questo può essere un valore aggiunto, perché non tutti amano la scrittura cinematografica.
Un romanzo consigliato, prima di tutto, agli affezionati della serie. Ma anche a chi desidera dedicarsi a una storia noir ambientata in Liguria, dove i personaggi principali prima che investigatori sono una coppia che si stima reciprocamente. Compresa la compagnia di soggetti che ruota loro attorno, che ormai sono di casa nel cuore dei lettori.
Gli episodi sono autoconclusivi, si può tranquillamente leggere il libro a prescindere dai precedenti. Ardelia Spinola e Bartolomeo Rebaudengo hanno un passato di carta. Quali amanti della buona cucina, tra le altre cose, torneranno presto da chi li saprà aspettare.