LA FOLLIA DI CARBONI ‘Follia’ è un concetto così vasto da non poter essere afferrato con un pensiero sistematico ma, come direbbe Leopardi, solo con un pensiero emozionale. E’ colpevole la follia? Si direbbe proprio di no e, come può essere avvicinata solo con approccio emotivo, altrettanto essa sfugge a qualunque categoria morale. Roberto Carboni ha posto la follia al centro della sua espressione narrativa, in un percorso di avvicinamento solidamente sostenuto da uno studio capillare dei trattati di psichiatria forense. E si sente, eccome se si sente! Dalle prime opere ai più recenti romanzi editi dalla Fratelli Frilli Editori, ha creato personaggi psicopatici di rilievo tridimensionale e di raccapricciante verosimiglianza, veri seduttori professionisti come lui stesso li definisce, ‘degenerati superiori’ secondo Morel, che spesso sfuggono al riconoscimento anche di psichiatri esperti. E quando il lettore pensa di aver raggiunto il livello massimo di terrore da immedesimazione – nel mio caso con il personaggio di Federica, protagonista superba del suo precedente L’ammiratore, prIgioniera qual è di un severo disturbo paranoide che la porta a dubitare di tutto ciò che è estraneo al suo controllo, perfino delle sue stesse percezioni – ecco che con un coup de thèâtre Carboni accende le luci della ribalta su Oscar Torri, protagonista di statura assoluta di Dalla morte in poi, il romanzo appena uscito per i consueti tipi della Fratelli Frilli Editori. Non rivelo nulla della trama se cito le stesse parole con cui Torri si affaccia dalle prime righe del Prologo: “Le trincee che il tempo mi ha scavato attorno agli occhi racconterebbero una per una i dettagli delle mie degenerazioni, se solo qualcuno le volesse comprendere e non si accontentasse di inorridire per i crimini che ho commesso. E di cui – lo ripeto – non mi pento. Sono arrivato fin qua nel tentativo di capirmi, e ho scelto di vivere. Dalla morte in poi, almeno”. Un romanzo diverso da tutti, un protagonista diverso da qualunque altro psicopatico con cui Carboni ci abbia agghiacciato fin qui: Oscar Torri ha goduto delle attenzioni di genitori affettuosi, si è formato una famiglia di cui ha cura, si è costruito una dimensione lavorativa di discreto successo, eppure… Eppure, sceglie di non resistere alla pulsione di uccidere, che scopre in sé all’improvviso e che lo spinge verso una escalation inarrestabile in cui la partita mortale non è tanto quella con i medici o le forze dell’ordine che lo devono fermare, ma piuttosto con la sua sete di autoconoscenza. Come altri esplorano ossessivamente il mondo intorno, “per seguire virtute e conoscenza” direbbe Ulisse nell’Inferno dantesco, per brama di sapere e curiosità di apprendere, così Oscar Torri non può sfuggire all’impellente MilanoNera 02/02/2017 Giusy Giulianini 2 bisogno di decifrare i propri recessi più insondabili: un viaggio dell’anima insomma, ma non verso la luce dell’assoluzione, bensì attraverso il buio della degenerazione. E non crediate che il plot sia tutto qua: Dalla morte in poi non è solo una corsa impellente al piacere di dare la morte, compiendo omicidi a regola d’arte o cogliendo occasioni inaspettate con approccio maldestro. No, è molto di più: l’interrogativo pressante se esista una ragione a causa di quell’impulso; la ricerca di un’affettività che alberghi residua nel protagonista; una partecipazione emotiva del lettore, inaspettata e non voluta, che si rifiuta di credere a una malvagità senza motivo apparente. Roberto Carboni ci trascina a ritmo perverso in un viaggio agli inferi dell’abiezione, che non concede alcun respiro e in cui le stesse citazioni musicali – tra tutte le note languide e ipnotiche di Blue in green di Miles Davis – non fungono da pausa alla tensione ma sono piuttosto diabolici contrappunti al caos interiore del protagonista. Il colore della scrittura di Carboni è nero come la pece e lui lo ha affinato in molti anni di laboratori di scrittura creativa, tenuti ad allievi entusiasti e partecipi. Tutto vi concorre, scelta dei vocaboli punteggiatura ritmo narrativo, in una miscela sulfurea che inchioda il lettore alla pagina con la stessa forza evocativa delle sequenze più terrificanti di un film horror, a chiedersi quanta tensione ancora potrà sopportare. La risposta è ‘infinita’. Intanto, Carboni sogghigna. Con un sorriso diabolico. L’autore ROBERTO CARBONI è stato per anni taxista di giorno e scrittore di notte, ora si dedica a tempo pieno alla scrittura. E’ nato nel 1968 a Bologna, la città che ama e che vive tutti i giorni cogliendone il carattere grazie alla sua sensibilità e alle persone e alle storie che la percorrono assieme a lui, avanti e indietro. “La carezzano, la graffiano. Ci sono tante Bologna, alcune si vedono e le conoscono tutti, molte invece rimangono nascoste ma sono altrettanto affascinanti”. Ha pubblicato finora nove romanzi. In realtà, sta lavorando ad almeno altri tre, con dedizione ed energia instancabili. Da anni, tiene con molto successo laboratori di Scrittura Dinamica Creativa. Nel 2015 ha vinto il Nettuno d’oro alla cultura della città di Bologna; nel 2016 il premio Radio Days per la comunicazione, il Premio qualità della città di Chiari ed è stato finalista del premio Selezione Giuria all’edizione 2016 di Garfagnana in giallo.
Dalla morte in poi – Roberto Carboni
Giusy Giulianini