Nella collana Timecrime del gruppo editoriale Fanucci, aperta a grossi scrittori stranieri del calibro di Baldacci, Lansday e Slaughter, vengono inseriti con un giallo d’ambientazione storica Complotto in riva d’Arno, Riccardo Parigi e Massimo Sozzi. E’ un romanzo scritto con molto ritmo, a mezza via tra il giallo classico e la spy story, con sullo sfondo un rocambolesco viaggio nel passato e nella Toscana dei primi del Novecento.
Ormai sono pochissimi gli scrittori a quattro mani e Parigi & Sozzi fanno parte da tempo di questa eletta schiera, avendo pubblicato molti romanzi, curato molte antologie e conseguito imporanti premi.
Con Complotto in riva d’Arno confezionano un giallo di buona fattura ambientato in due epoche diverse, cioè il primo decennio del 1600 e gli inizi del ‘900, e in dette cornici si muovono i nostri due autori, ben attenti a rispettare la fedeltà storica. La curiosità di questo romanzo è che la trama si svolge su due linee temporali distinte, con protagonisti ovviamente diversi, ma il mistero che si cela dietro alcuni delitti finisce per legare le due epoche.
La storia più antica è quella dell’ufficiale fiorentino Saverio Adinolfi che compie una missione assai rischiosa seguendo le rotte dei trafficanti di schiavi e dei mercanti di merci e preziosi. Il vero scopo del viaggio era quello di recuperare l’oro sottratto dai galeoni spagnoli ai pirati al soldo del governo fiorentino. Ma la missione si rivelerà ricca di insidie perché alcuni omicidi sembra facciano saltare la copertura costringendo così il capitano a delle scelte assi rischiose.
Facciamo un salto di tre secoli con il commissario Bellandi che indaga su alcuni delitti avvenuti proprio mentre sta per giungere in visita alla città re Edoardo VII d’Inghilterra. Avvengono due omicidi, uno all’interno del cimitero degli inglesi, l’altro in una villa vicino alla città, e ben presto si scoprirà che sono legati tra loro.
Con l’aiuto del vicecommissario Nocentini, Bellandi riuscirà a prevenire un piano diabolico ai danni del sovrano ma per arrivare a questo i due poliziotti dovranno risalire a quella lontana storia del ‘600.
Tutta questa viceda, nella sua parte più moderna, ruota intorno alla complessa figura del sovrano, molto attivo sul piano delle relazioni internazionali, ma il perno vero su cui si basa questo giallo è legato alle vicende dei singoli personaggi, con i loro sentimenti, i loro pensieri, i loro comportamenti e i loro amori. Ne esce una storia che avvince subito perché è reale, viva e palpitante ben al di là dell’aridità e della freddezza di un fatto di cronaca semplicemente riportato:
E questo alternarsi tra i due periodi storici, questa continua raccolta di indizi relativi al passato e al presente servirà a risolvere i vari enigmi.
Una caratteristica di Complotto in riva d’Arno è che vi si mescolano vari generi, dal poliziesco alla spy story, dal romanzo di avventure ai diari di viaggio, passando attraverso la mano sicura dei due autori di epoca in epoca, di continente in continente, da Panama a Firenze.
Nel libro troviamo vari personaggi, parte reali parte di fantasia, come del resto continuamente si intrecciano fantasia e realtà. La parte che si riferisce al 1600 è narrata in prima persona dal capitano Adinolfi, mentre la parte più moderna è raccontata in terza persona. Dicevamo che si trovano personaggi famosi, vedi il re Edoardo, Galileo Galilei, Cesare Lombroso. Una buona rilevanza è pure lasciata ai personaggi femminili, da ricordare Akitah, la misteriosa schiava africana, la contessa Caterina Borelli, dai troppi amori. Due ritratti a tutto tondo che ci mostrano anche i caratteri delle donne nel fluire del tempo, sia nel bene che nel male. Molto rilievo è dato anche alla figure dei poliziotti, i due commissari in prima linea, ma colpisce la descrizione del lavoro in equipe degli agenti e dei loro capi, di cui ci viene narrata anche la vita sentimentale, insomma una sorta di 87° distretto ante litteram.
Con Complotto in riva d’Arno confezionano un giallo di buona fattura ambientato in due epoche diverse, cioè il primo decennio del 1600 e gli inizi del ‘900, e in dette cornici si muovono i nostri due autori, ben attenti a rispettare la fedeltà storica. La curiosità di questo romanzo è che la trama si svolge su due linee temporali distinte, con protagonisti ovviamente diversi, ma il mistero che si cela dietro alcuni delitti finisce per legare le due epoche.
La storia più antica è quella dell’ufficiale fiorentino Saverio Adinolfi che compie una missione assai rischiosa seguendo le rotte dei trafficanti di schiavi e dei mercanti di merci e preziosi. Il vero scopo del viaggio era quello di recuperare l’oro sottratto dai galeoni spagnoli ai pirati al soldo del governo fiorentino. Ma la missione si rivelerà ricca di insidie perché alcuni omicidi sembra facciano saltare la copertura costringendo così il capitano a delle scelte assi rischiose.
Facciamo un salto di tre secoli con il commissario Bellandi che indaga su alcuni delitti avvenuti proprio mentre sta per giungere in visita alla città re Edoardo VII d’Inghilterra. Avvengono due omicidi, uno all’interno del cimitero degli inglesi, l’altro in una villa vicino alla città, e ben presto si scoprirà che sono legati tra loro.
Con l’aiuto del vicecommissario Nocentini, Bellandi riuscirà a prevenire un piano diabolico ai danni del sovrano ma per arrivare a questo i due poliziotti dovranno risalire a quella lontana storia del ‘600.
Tutta questa viceda, nella sua parte più moderna, ruota intorno alla complessa figura del sovrano, molto attivo sul piano delle relazioni internazionali, ma il perno vero su cui si basa questo giallo è legato alle vicende dei singoli personaggi, con i loro sentimenti, i loro pensieri, i loro comportamenti e i loro amori. Ne esce una storia che avvince subito perché è reale, viva e palpitante ben al di là dell’aridità e della freddezza di un fatto di cronaca semplicemente riportato:
E questo alternarsi tra i due periodi storici, questa continua raccolta di indizi relativi al passato e al presente servirà a risolvere i vari enigmi.
Una caratteristica di Complotto in riva d’Arno è che vi si mescolano vari generi, dal poliziesco alla spy story, dal romanzo di avventure ai diari di viaggio, passando attraverso la mano sicura dei due autori di epoca in epoca, di continente in continente, da Panama a Firenze.
Nel libro troviamo vari personaggi, parte reali parte di fantasia, come del resto continuamente si intrecciano fantasia e realtà. La parte che si riferisce al 1600 è narrata in prima persona dal capitano Adinolfi, mentre la parte più moderna è raccontata in terza persona. Dicevamo che si trovano personaggi famosi, vedi il re Edoardo, Galileo Galilei, Cesare Lombroso. Una buona rilevanza è pure lasciata ai personaggi femminili, da ricordare Akitah, la misteriosa schiava africana, la contessa Caterina Borelli, dai troppi amori. Due ritratti a tutto tondo che ci mostrano anche i caratteri delle donne nel fluire del tempo, sia nel bene che nel male. Molto rilievo è dato anche alla figure dei poliziotti, i due commissari in prima linea, ma colpisce la descrizione del lavoro in equipe degli agenti e dei loro capi, di cui ci viene narrata anche la vita sentimentale, insomma una sorta di 87° distretto ante litteram.
Giuseppe Previti