Che cosa succede a una donna affascinante, indipendente, ben inserita nel mondo del lavoro quando incontra un uomo, se ne innamora, lo sposa e mette su famiglia? La sua vita si trasforma, il suo mondo diventano le mura domestiche, il ritmo dei giorni e delle notti è scandito dalle necessità e dai pianti dei figli, non c’è più tempo da dedicare a sé stessa o da condividere con l’uomo amato. Due figli in dodici mesi la lasciano stremata, la casa diventa una prigione e i figli un terribile fardello del quale non si può disfare, il marito è sempre più padre e meno compagno.
Una storia coinvolgente narrata in prima persona con autorevolezza, è il percorso di una donna che si ritrova madre, non sa come tornare indietro e a modo suo cerca una via d’uscita e una seconda occasione nel mondo del lavoro. Quando qualcuno cercherà di annientare i suoi progetti con incredibile lucidità troverà il modo di distruggerlo. L’epilogo è un po’ nebuloso, forse volutamente o forse a causa di una traduzione che, almeno per le pagine pubblicate sul sito dell’autrice, risulta troppo letterale e tecnica.
Camilla Noli è australiana di origini italiane. La nonna, piemontese, aveva conosciuto in Australia il nonno cresciuto a Lovero, in Valtellina, dove risiedono ancora zii e cugini. La sorella, Abigail Noli, ha vissuto alcuni anni in Italia per giocare a calcio nella squadra femminile del Milan e insegnare inglese. La notte si avvicina è il suo primo romanzo.
Perché hai scelto di raccontare questa storia?
In un certo senso è stata la storia che ha scelto me. Ho sempre avuto a cuore i diritti dei bambini e mi è difficile immaginare come qualcuno, soprattutto un genitore, possa far del male a un bambino, così vulnerabile e privo di difese. Quando sono diventata madre e ho capito quanto un bimbo in tenera età dipenda dai genitori praticamente per qualsiasi cosa, questo pensiero è diventato ancora più importante. Alcuni anni prima di scrivere La notte si avvicina avevo letto *Without Conscience: the Disturbing World of the Psychopath Amongst Us* scritto dal dottor Robert Hare che raccontava che alcuni psicopatici sono in apparenza persone perfettamente normali che vivono in mezzo a noi ma ciò che li rende differenti è la loro incapacità di relazionarsi con gli altri. Sono spesso persone molto egocentriche, capaci solo di pensare a sé stesse. Una notte, mentre davo alcuni colpetti alla mia bambina per farla dormire, un personaggio come questo è entrato nella mia mente, una persona egocentrica che non riusciva a provare sentimenti per gli altri in modo sano. In più non avrebbe voluto aver avuto dei figli e non provava per loro alcun legame affettivo. Questo personaggio non lasciava la mia mente, mi chiedevo che cosa poteva succedere se una persona così avesse dovuto crescere dei figli. Alla fine ho sentito che dovevo scrivere la sua storia, e è così che è nata “La notte si avvicina”. In Australia ha generato molte discussioni circa l’istinto materno, le pressioni che devono subire le donne per sentirsi madri perfette, come trovare il giusto equilibrio tra il lavoro e l’essere madre, il ruolo dei genitori e dei parenti prossimi nella cura dei figli, eccetera… Tutti argomenti con i quali le donne si trovano confrontate nella loro vita e dei quali la società dovrebbe parlare apertamente.
Eri venuta a conoscenza di casi simili o è una storia inventata?
Quando avevo iniziato a scrivere, era una storia completamente inventata. Dato che la protagonista ha una personalità così forte, scriverne era solo questione di stare nella sua testa e immaginare come avrebbe reagito in particolari circostanze. E’ una storia imperniata sulla protagonista, ho fatto poche ricerche, mi sono lasciata condurre dalla storia stessa e dalla narratrice. Dopo aver finito di scrivere il libro, si sono verificati casi simili sia in Australia che altrove. Una donna australiana, Rosemary Folbigg fu accusata di aver ucciso nel corso degli anni i suoi quattro figli, furono pubblicate alcune pagine del suo diario in cui nutriva le stesse preoccupazioni della mia protagonista: il marito la trovava ancora attraente? Come trovare tempo per sé stessa dovendosi occupare dei figli?
Ho partecipato a molti incontri con i lettori e a presentazioni durante i festival in Australia in cui parecchie donne hanno raccontato le loro storie ammettendo che essere madre è spesso difficile. La realtà è che molte donne non accettano la maternità e questo libro fornisce uno spunto di discussione per gli aspetti più difficili dell’essere genitori.
La Notte si avvicina avrebbe dovuto uscire in Inghilterra in gennaio 2009 come The Mother’s Tale, ma l’editore ha deciso di rimandarne l’uscita a causa di un processo su un grave fatto di violenza su un bambino che si sta svolgendo in questo periodo.
Purtroppo ci si rende conto che questi casi di violenza sono troppo comuni. Non conosco le statistiche italiane, in Australia i casi di violenza sui bambini sono saliti del 50% negli ultimi 5 anni, sono circa 60’000 all’anno.
Come ha reagito la tua famiglia leggendo questo libro?
Mio marito e i miei familiari mi hanno sostenuta molto nel mio progetto di scrivere su una tematica che non era mai stata affrontata in precedenza. Mi hanno aiutata e hanno compreso le ragioni che mi spingevano a parlare di questo argomento.
Pensi che una donna per formare una famiglia debba avere l’istinto materno?
No, non credo sia necessario. Nemmeno per essere madre, ma se lo ha è meglio. La maternità comporta uno sforzo notevole specialmente quando i bambini sono piccoli e se non c’è un legame con loro si sviluppano risentimenti per tutto ciò che deve essere fatto per loro. Alcune donne affrontano la maternità in età avanzata, a volte lasciano alle spalle una carriera di successo e un’abitudine al comando e al potere. Essere madre significa abbandonare gran parte del potere per un esserino che ha molte necessità. Può essere molto difficile.
C’è qualcosa di te nella protagonista?
Di me c’è poco. C’è un po’ di ogni donna, molte lettrici trovano qualcosa di sé nella protagonista. Il fatto che tutte noi potremmo essere la protagonista, che potenzialmente ognuna di noi potrebbe fare del male ma sceglie di non farlo è il punto di forza del libro che cattura il lettore.
Come hanno reagito i lettori?
In modo molto positivo. Parecchi mi hanno detto che una volta iniziato a leggere non potevano più staccarsi dal libro. Se ne è molto parlato in Australia, chi lo ha letto ha avuto reazioni diverse. Alcuni erano inorriditi dalla storia, altri lo erano perché si riconoscevano nella protagonista. Altri ancora hanno apprezzato gli argomenti affrontati. Molti lettori mi hanno scritto ringraziandomi per aver parlato delle difficoltà che possono incontrare le donne quando diventano madri che finora erano state taciute e negate.
Perché il finale è così indefinito?
Non credo che lo sia, nel finale la protagonista è libera e ha il controllo di sé stessa, non ha più bisogno di nulla e di nessuno. Non è importante dove si trovi fisicamente, sia all’inizio del libro che nel finale rappresenta un archetipo, passa dall’ideale di maternità mentre allatta il suo bimbo all’incarnazione del male.