Un romanzo intenso ispirato a un fatto vero, dove orrore, sangue, il peggior accanimento mediatico di sempre sono elementi in caduta libera che travolgono, chiedendo al lettore frequenti momenti di riflessione e respiro.
Jessica Knoll racconta la storia di Pamela Schumacher, nome immaginario, una studentessa della Florida University, a capo di una confraternita studentesca, teatro della brutale aggressione – realmente commessa da Ted Bundy, nel settembre del 1978 – in cui furono uccise due ragazze e altre violentemente percosse.
La prospettiva dell’autrice è totalmente capovolta, rispetto a quella della stampa dell’epoca e mette anche in evidenza una procedura, dal punto di vista giuridico, attualmente non più in vigore ma che è stata fortemente lesiva della dignità e dei diritti delle giovani donne presenti al Campus.
Il primo punto, decisamente agghiacciante, fu la considerazione riservata all’omicida: affascinante, bello, intelligente.
Per Jessica Knoll, invece, è esattamente ciò che è: un mostro, senza alcuno sconto.
Il secondo punto, scandaloso, fu la possibilità accordata all’imputato di difendersi da solo al processo e di avere così la facoltà di portare davanti a sé le testimoni e di poterle interrogare.
Questa parte del dibattimento è resa in maniera nitida, tagliente; mette in luce la procedura in vigore negli anni ’70 in Usa: se le donne avessero rifiutato di sottoporsi all’interrogatorio, sarebbero stati lesi i diritti dell’imputato.
Ma il punto nodale, che, ha dichiarato la stessa Knoll, ha dato avvio al suo estremo interesse per il caso, è stato il commento del giudice al termine dell’attività difensiva. Ebbe parole di riguardo, per l’assassino, definendolo “un giovane brillante, che avrebbe potuto fare tante cose nella vita, ma…”
Jessica Knoll nel suo romanzo non si limita a calarci dentro i fatti: mostra una profonda conoscenza delle vittime – una di loro compare nei ringraziamenti – narra di relazioni familiari disturbate, quasi un accenno di saga familiare, d’amore, di investigazioni personali.
Bright young women è la giovane donna brillante: un’intensa celebrazione delle vittime e delle sopravvissute, dei loro sentimenti, dei loro diritti.
E Ted Bundy, di cui ho voluto ostinatamente sapere di più, è stato giustiziato nel 1989: si ritiene che abbia ucciso almeno 30 donne.


