Ma è veramente sicuro, un rifugio segreto?
Leonardo Gori, lasciando temporaneamente a riposo il suo (per i lettori) imprescindibile colonnello Arcieri, scrive una storia molto diversa, complessa e intrigante, popolata da un ventaglio di personaggi particolari e che a un primo impatto appaiono difficili da catalogare. Personaggi che prendono decisioni e di conseguenza intraprendono azioni, provocate da terribili ma pressanti necessità.
La scelta obbligata di una partenza notturna sotto la pioggia battente da una villa romana da sogno sorvegliata da cani feroci di Anna, madre quarantenne con in braccio la figlia ancora lattante, si rivelerà in realtà una vera e propria fuga, grazie all’aiuto di un meccanico vecchio amico di famiglia, da un marito ricchissimo ma possessivo brutale e violento, con inquietanti relazioni d’affari. Una fuga portando sé con poche cose stipate in un borsone, un grosso fascio di banconote in contanti, un seggiolino da bambini per la macchina e due biglietti aerei in mano. Perché Anna sa di non avere più scampo, ha sentito troppo. Deve andarsene. Ormai è diventata qualcosa di pericoloso, da eliminare.
E forse Borgo Ottomila negli Abruzzi, semideserta e sconosciuta frazione di Celano, in provincia di L’Aquila, a meno di dieci chilometri dal capoluogo dove ha trascorso gran parte della sua infanzia, e che ha abbandonato ormai da venticinque anni può rappresentare almeno per ora un rifugio sicuro. Ma Anna è una donna disarmata che è rimasta un’ ingenua, una sognatrice. Uno spendido fisico da modella le aveva permesso di partire, finita la scuola, per trovare un uomo che l’aveva lanciata nel mondo della moda e poi, poco più che trentenne, abbandonarla a se stessa. Un periodo difficile, superato facendo la escort fino a quando la sua dolcezza e la sua bellezza le avevano permesso di conoscere un uomo, un uomo ricco, che l’aveva sposata portandola a vivere in una grande villa di Roma, regalandole lusso e vestiti ma imprigionandola completamente con la sua gelosia in una difficile e penosa convivenza. Dopo la nascita della bambina, diventato sempre più manesco e violento. aveva cominciare a picchiarla anche davanti alla servitù.
Per riserbo e fortuna non ha mai parlato con suo marito di quella casetta ereditata tanti anni prima dalla vecchia zia di cui ha conservato gelosamente le chiavi. E che forse può intanto diventare il posto ideale dove nascondersi, in un paesino abbandonato che pare vivere un’altra dimensione nello spazio e nel tempo. Ma a ben vedere non è così perché appena arrivata dopo un lungo viaggio scendendo dalla macchina alle prime luci dell’alba, distinguerà delle figure aggirarsi quasi strisciando lungo i muri degli edifici. Sono degli sconosciuti pericolosi o invece solo poveri immigrati irregolari bisognosi di un riparo? E il suo agognato rifugio, un edificio a due piani ormai fatiscente mostra inimmaginabili pecche. Le porte e le finestre sono marce, la luce non funziona. L’interno della casa è gelido. L’incuria di troppi anni ha fatto sì che piova del tetto. Non le resta che provare ad accendere un fuoco nel camino per risacire almeno a scaldarsi .
Ma a Borgo Ottomila Anna scoprirà presto che, oltre a quelli che ormai le sembrano solo paurosi fantasmi del passato, vive ancora Marta. La sua unica amica di allora, la bambina che Anna aveva incontrato la prima volta quando ancora piccola e abbandonata dal padre con sua madre si erano trasferite là in casa della zia. Marta che voleva essere chiamata cugina. Marta che in tutto quel tempo non aveva mai lasciato il paese ma era rimasta sempre là per accudire sua madre che era morta soltanto da due anni. Marta unica testimone, protagonista e come lei custode dell’angosciante e drammatico segreto legato alla loro prima adolescenza.
Marta che felice di vedere Anna l’accoglierà con affetto e l’inviterà a trasferirsi a casa sua per trovare conforto, riparo e il calore dell’ amicizia.
Le ore passano, ma mentre pian piano il rapporto tra le due donne comincia a sfaldarsi e assume ambigui contorni, a Roma gli inquirenti chiamati dalla servitù hanno scoperto nel giardino della villa romana di Anna il cadavere di un anziano sconosciuto che dopo essere stato ammazzato di botte è stato sbranato dai cani. Assassinato, quindi. Ma chi era, e cosa stava facendo in quella villa di cui i padroni sembrano entrambi misteriosamente scomparsi? Intanto, si scopre che dal garage manca solo la Porsche mentre sono parcheggiate regolarmente sia la Smart della signora, usata le poche volte quando usciva con la figlia, che la grossa fuoristrada. Dove sono finiti marito, moglie e bambina?
A questo punto la vicequestore Laura Novembre, incaricata delle indagini e egregiamente coadiuvata dal sovrintendente Alfieri, appurerà che il marito di Anna è ben noto alla Giustizia: anzi è addirittura finito nel mirino della Dia. Bisogna muoversi con insolita delicatezza.
Ma se all’inizio pare quasi impossibile ricostruire l’itinerario dei fuggitivi, alla fine tutte le tracce legate sia alla Porsche che alle carte dell’uomo assassinato indirizzeranno verso Borgo Ottomila. Laura Novembre e Stefano Alfieri dovranno raggiungere il paesino abruzzese e, prevedendo ogni possibile incognita, lottare contro il tempo mediando per riuscire a salvare la vita di Anna e di sua figlia non soltanto dalla furia dell’orco che stava dando loro la caccia, ma anche da diverse e pericolose minacce, che si addensavano su di loro come neri nuvoloni di tempesta.
Un buon trhriller, dove la tensione e le oscure incognite che rimandano al passato si trasformano pian piano nel principale elemento narrativo che accompagnerà il lettore pagina dopo pagina. Tra i personaggi , spicca, piace e convince il giovane e sovrintendente Alfieri sempre pieno di buona volontà mentre la vicequestore pur brava e preparata appare forse troppo piena di contraddizioni e problemi personali. Ciò nondimeno proprio tre donne attraversano e incidono nella narrazione. Ciascuna con differenti caratteristiche e con un serio problema interiore che cerca di combattere in qualche modo, giusto o sbagliato che sia.
Ancora una volta Leonardo Gori riesce a implicarci nella lettura del suo romanzo, coinvolgendoci, nel suo mondo immaginario e , grazie alla prosa diretta e al sapiente uso dei flashback, ci permette di far luce sulle diverse zone d’ombra nella vita dei principali personaggi mentre il confine tra bene e male spesso più sfumato e confuso ci lascia addosso il dubbio di non riuscire a capire fino in fondo quale e chi sia il vero “male” o, per lo meno, quello più pericoloso.
Borgo ottomila – Leonardo Gori
Patrizia Debicke