Barry Eisler in pillole

Barry Eisler è stato di recente in Italia, a Orta, per ricevere il premio Grinzane Piemonte Noir, sezione giallo sociale. Lì si è raccontato a MilanoNera e ha risposto alle fatidiche domande in pillole.

Finora ha scritto 6 libri , in Italia sono stati pubblicati da Garzanti: Pioggia nera su Tokyo, Alba nera su Tokyo, Rain Storm e La via del Samurai. Tutti hanno per protagonista un killer metà giapponese e metà americano, John Rain.
I suoi libri sono stati tradotti in una ventina di lingue e ne sono stati venduti talmente tanti che nemmeno lui ne conosce il numero.
« Vivo a circa 50 km. a sud di San Francisco, nella Baia omonima, vicino al mare da circa 10 anni, con mia moglie e mia figlia di 8 anni. Scrivo e leggo molto e trascorro il tempo con la mia famiglia.
Terminati gli studi di legge, ero entrato alla CIA come direttore delle operazioni, avevo seguito un corso di spionaggio per diventare una spia. Alla CIA ti insegnano a incontrare gente che ha accesso a informazioni segrete dell’intelligence, a cercare di sviluppare una relazione in cui queste persone vengano indotte a rivelare le informazioni. Sia uomini che donne, chiunque abbia informazioni riservate.
Mi attraeva l’idea di lavorare per la CIA, volevo essere uno di quei pochi eletti ai quali viene insegnato a commettere dei reati. Mi affascinava l’idea di raggiungere una conoscenza proibita. In realtà non ho mai lasciato gli uffici, non sono mai sceso in campo e per questo ho deciso di cambiare attività. Il lavoro di ufficio è noioso, è come lavorare all’IRS.
L’esperienza è stata utile per i miei libri.
Successivamente, dato che ero interessato alle arti marziali, mi sono trasferito a Tokyo dove avevo ricevuto un’offerta di collaborazione da parte di uno studio legale. Mentre lavoravo lì mi è venuta l’idea di inventare il personaggio di John Rain e il primo libro l’ho scritto in Giappone. Otto anni più tardi, nel 2002, il libro è stato pubblicato negli USA.
A Tokyo sono diventato cintura nera di judo. Mi alleno ancora, ma non lo pratico più regolarmente. Parlo correntemente il giapponese.
Non pratico più come avvocato ma gestisco da solo i miei contratti. Dal 2002 scrivo solamente.
Sto scrivendo il mio settimo libro, è un thriller ambientato nella Baia di San Francisco. John Rain non è protagonista, protagonisti sono due fratelli che intendo far apparire solo in questo libro. In futuro ho intenzione di continuare a scrivere su John Rain.

Non ho scelto John Rain, è stato lui che ha scelto me. Per creare il suo personaggio non mi sono ispirato a nessuno in particolare. Da bambino ero interessato da Harry Houdini, pensavo che se fosse stato un killer non avrebbe potuto essere catturato e tenuto prigioniero da nessuno.
John Rain conosce bene le armi, è un killer e il suo modo per sopravvivere è conoscere l’ambiente che lo circonda, mimetizzarsi e mantenere l’anonimato. Riesce a sfuggire a polizia e servizi segreti perché è molto bravo a nascondersi e ha ottimi amici giapponesi.
Mi diverto tantissimo a scrivere le scene di inseguimenti e di uccisioni. Cerco di pensare come John Rain, studio le coreografie delle lotte e le provo a casa o con i miei amici.
John Rain non ama uccidere, c’è un profondo conflitto interiore in lui, uccidere gli costa. E’ molto abile, è un cattivo che vorrebbe essere un buono ma non sa come diventarlo. E’ solo a causa del suo lavoro ma nel suo cuore non vorrebbe esserlo, vorrebbe far parte della società.”

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere
Anche quando leggo un libro che mi sembra fantastico, non mi capita mai di pensare che avrei voluto scriverlo io perché ritengo che nessuno possa scrivere il libro di un altro, vorrebbe dire che si desidera essere un’altra persona. Sono contento dei libri che ho scritto.

Sei uno scrittore di genere o scrittore tout court, perché?
Oggi direi di essere uno scrittore di genere, posso spiegare cosa intendo.
Le storie di genere dipendono da cosa accade, questo non significa che le altre cose non siano importanti, i caratteri, i luoghi. Nelle storie sono importanti chi, che cosa e dove, tutti e tre insieme formano la storia.
Provo a essere sia di genere che tout court perché i miei libri sono thriller che hanno per protagonista un assassino, John Rain ma nello stesso tempo il suo carattere e la sua umanità sono cose importanti. Proprio perché la sua umanità e il carattere sono così importanti nelle storie, vado oltre il genere.

Un sempreverde (libro) da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.
101 Poems. Apparteneva a mia madre che amava la poesia e ora non c’è più. E’ un suo ricordo.
Us and Them, dei Pink Floyd
Shakespeare in love di John Madden

Si può vivere di sola scrittura oggi?
Si, io scrivo a tempo pieno, ho un blog su Myspace che si chiama « Heart of the Matter » che si occupa di linguaggio e di politica, di come il linguaggio possa influenzare la politica. Ho scritto una sceneggiatura tratta dal mio primo libro « Rain falls » (Pioggia nera su Tokyo)

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perchè?
Mi sarebbe piaciuto frequentare una scuola, sarebbe stato molto utile, principalmente sono autodidatta, ho imparato scrivendo. Le scuole di scrittura possono essere utili ma la cose più importanti sono leggere e scrivere.

Che cosa pensi della trasposizione cinematografica di un tuo libro: che effetto tipotrebbe fare? E’ vero che nel passaggio fra la carta e la pellicola si perde qualcosa o no?
Non ci sono film tratti dai miei libri, per ora c’è solo la sceneggiatura del primo libro.
Si perde e si guadagna passando dalla carta al film: sono modi differenti di raccontare una storia, alcune storie sono meglio raccontate in un libro, altre invece lo sono in un film.

ambretta sampietro

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