Ricredersi. Non succede spesso, anzi quasi mai. Ma quando succede, la soddisfazione è grande. E questo è il caso: a leggere la trama, si potrebbe quasi pensare di essere davanti a qualcosa di sfacciatamente assurdo. Se non altro perché la protagonista è un’ultrasessantenne, prossima alla pensione, professionalmente specializzata in omicidi su commissione: una serial killer dai capelli grigi e il volto pieno di rughe, pagata per ammazzare persone a lei sconosciute. Non conosce mai il perché: sa solo chi deve uccidere e soprattutto che è sempre necessario fare “un lavoro pulito”. Lasciare tracce non è permesso. Ma l’anzianità incombe: la fatica comincia a farsi sentire e purtroppo non solo quella. Perché l’avanzare dell’età porta con sé ricordi lontani, anche dolorosi. Induce a riflettere su ciò che è stato e su ciò che avrebbe potuto essere. Persino la percezione del tempo cambia: da “quello che sarà” giorno dopo giorno si trasforma in “quello che resta”, senza quasi che ce ne accorgiamo.
È lui il grande protagonista di queste pagine: il tempo. Il grande giudice delle nostre vite. È nel tempo, nell’inesorabile scorrere di esistenze apparentemente perdute, che l’opera di Gu Byeong-mo acquista una dimensione più reale. E ci si lascia trasportare, arrivando quasi a mettere in discussione convinzioni ancestrali. Sulla violenza, ad esempio: è sempre da condannare oppure esistono eccezioni? E sull’ineluttabile. Errori commessi a cui porre rimedio è impossibile perché ormai troppo tardi. E colpe da espiare, su cui grava implacabile il peso degli anni. Ma arrendersi al tempo è necessariamente un limite? O in qualche caso può essere la soluzione?
Quesiti esistenziali cavalcano pagine intrise di una intensa poeticità, tangibile anche nelle scene più cruente, più dure. Facile pensare al cinema di Bong Joon-ho, al mondo di Parasite: lo stesso da cui proviene anche l’autrice Gu Byeong-mo. Molto più di un viaggio a Seoul, Artiglio ci conduce dentro una cultura, una mentalità da cui è quasi impossibile non lasciarsi ammaliare. Provare per credere. Anzi, per ricredersi.
Artiglio – Gu Byeong-mo
Giulio Oliani