Andrea Carlo Cappi è uno dei pilastri del noir italiano. Scrittore, traduttore ed editore insieme ad Ossola, di Alacran. Abbiamo così deciso di proporgli entrambe le nostre interviste in pillole, quella per gli scrittori (la prima che pubblicheremo) e quella per gli editori. Buona lettura.
Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere
Di libri altrui che avrei voluto scrivere ce ne sono un’infinità, ma se li avessi scritti non sarebbero stati gli stessi libri. Qualche esempio recente: “Le ore del male” di Raymond Benson e i romanzi con Lew Fonesca di Stuart M. Kaminsky, noir di una maturità e di un livello letterario da fare scuola.
Non rinnego nessuno dei miei libri pubblicati, mi limito a fare un po’ di editing quando mi capita; nel caso di “Morte accidentale di una lady“, nella nuova edizione mi sono però tolto la soddisfazione di aggiungere i capitoli intermedi – non necessari per la trama, solo per la completezza narrativa del romanzo – che non avevo avuto il tempo di scrivere per la prima versione (che avevo completato in tre settimane, per evitare che Gérard De Villiers pubblicasse per primo un thriller sullo stesso argomento, la morte di Lady Diana a Parigi: di fatto così gliene ho tolto la possibilità).
C’è solo un romanzo che sono lieto che non sia stato mai pubblicato: il primo, che solo qualche anno dopo avrei scritto in modo completamente diverso e che presto o tardi riscriverò daccapo.
Sei uno scrittore di genere o scrittore toutcourt, perché?
Sono uno scrittore di genere e eorgoglioso di esserlo, anche se sono convinto che questo non precluda di appartenere anche all’altra categoria. Tutto quello che scrivo è scritto con passione e sangue, oltre che con professionalità e qualche trucco del mestiere. Ma tutto quello che scrivo, anche quando lavoro su personaggi che non ho creato io come Martin Mystère o Diabolik o quando pubblico su collane popolari come “Segretissimo” Mondadori, è estremamente personale. Non c’è una produzione maggiore o una minore, non ci sono romanzi scritti con la mano destra (io sono mancino). Li scrivo tutti con lo stesso metodo: intenso coinvolgimento personale e faticoso lavoro di documentazione. Per dirne una, il nuovo episodio della serie “Nightshade (edita da “Segretissimo”, ma sto recuperando i diritti dei libri precedenti per la riedizione in libreria da Alacran a partire dal febbraio 2007) è frutto di dieci anni di pazienti ricerche.
Un sempreverde da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.
I primi romanzi di Guida galattica di Douglas Adams. I’ve got you under my Skin di Cole Porter cantata da Sinatra. Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock.
Si può vivere di sola scrittura oggi?
Dipende. Se si intende vivere solo pubblicando romanzi, questo non vale neppure in America, se non per chi riesce con i propri meriti o con l’inganno a conquistarsi il pubblico mondiale, dominato da una parte elitaria del mercato USA (ci sono grandi scrittori americani, soprattutto di noir, che anche in patria sono di nicchia e sono molto più amati in Europa). Se si intende vivere operando nel campo editoriale, be’, allora sì: io ci lavoro da quindici anni e ho di che vivere da un decennio, come consulente, lettore e soprattutto traduttore. Che non è certo il mestiere meglio pagato – anche da case editrici ben più grosse e ricche di quella che ho fondato io – ma mi ha permesso di sopravvivere finora.
Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perchè?
Non posso essere contrario, dal momento che io stesso ho tenuto un bel po’ di corsi di scrittura creativa. Va detto però che le mie lezioni sono innazitutto di… lettura. Se si vuole imparare a scrivere bisogna prima saper leggere e interpretare correttamente ciò che si legge. Dopodiché qualsiasi libro diventa a suo modo una lezione di scrittura creativa. Chi esce dalle mie lezioni non diventa necessariamente uno scrittore brillante: per quello, alla base, bisogna avere un talento naturale e una continua riserva di idee. Ma di sicuro diviene un lettore più consapevole, se dispone di talento, può cominciare a indirizzarlo e arrivare a scrivere meglio di me. (paolo roversi)