56 giorni – Catherine Ryan Howard



Catherine Ryan Howard
56 giorni – Catherine Ryan Howard
Fazi
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Ricordare la recente pandemia di Covid-19, coi dettagli di come si viveva in quei giorni, è ancora doloroso. Un trauma mai cancellato. Per questo, quando si leggono romanzi ambientati in tempo di lockdown l’inquietudine sale a mille, specie se si tratta di una storia gialla.

La scrittrice irlandese Catherine Ryan Howard specifica, nella nota in fondo al libro, di essere consapevole che un nutrito numero di autori abbia dichiarato che non ne avrebbe più parlato, in modo da concedere al lettore un tipo d’intrattenimento spensierato. Solo che lei stessa poi non segue la scia, confezionando una crime story che prende vita proprio dalla sua quarantena vissuta in un monolocale di Dublino. Che, quando la pandemia è scoppiata, lei si trovava da sola in quel posto. 

E proprio di una coppia rinchiusa in un appartamento di Dublino, al momento in cui arriva l’epidemia di Covid-19, parla 56 giorni, edito da Fazi Editore nel marzo 2025, con traduzione di Giuseppe Marano. Un momento in cui, in quelle case, si poteva anche sparire senza che nessuno venisse a cercarci.

Solo che non si tratta di una coppia collaudata. Convivere in spazi ristretti tutto il giorno è stato difficile per chiunque, perché oltre alla libertà è stata seriamente minata anche la privacy. Un piccolo spazio tutto per sé, al quale abbiamo dovuto rinunciare. Ebbene, per Oliver e Ciara è ancora più difficile, poiché entrambi si sono trasferiti da poco a Dublino e si conoscono alla cassa di un supermercato, proprio nei giorni in cui arrivano le restrizioni, con le chiusure e il distanziamento sociale. Si parla del marzo 2020, anche se la paura per i primi casi di contagio, di un morbo che si percepiva letale ma non comprensibile fino in fondo, era iniziata a febbraio. Restate a casa! Si sentiva dire ovunque, mentre in tivù venivano emessi giornalmente bollettini di morte. Andrà tutto bene! Era l’altro slogan più gettonato. 

Sì, credici.

Onde evitare quindi di veder morire sul nascere una relazione promettente, i due ragazzi prendono l’unica strada percorribile, ovvero andare a vivere insieme. Nell’appartamento di lui, che è più signorile e più grande. Offerto dall’azienda per cui lavora.

Decisione coraggiosa, dato che non si finisce mai di conoscere qualcuno, ancor peggio se lo abbiamo appena incontrato. Chi sono davvero Oliver e Ciara? Quali segreti nascondono? Qual è il vero scopo, nell’avere avvicinato reciprocamente l’altro?

Il modo di narrare dell’autrice è cinematografico, sembra proprio di vivere le scene. Un’inquietudine universalmente condivisibile, perché l’abbiamo vissuta davvero. Mentre si dipana la storia, fuori c’è l’Apocalisse. Come in quel periodo tremendo. Una deflagrazione universale e spiazzante, che purtroppo ha mandato in frantumi le nostre poche certezze.

E questo modo di raccontare è originale, in quanto pur mantenendo un piano temporale che si costituisce sui famosi cinquantasei giorni del titolo, ci sono continui rimandi a qualche giorno prima o qualche giorno dopo. Lo scopo è quello di avere un quadro completo e far vivere la situazione dal doppio punto di vista, di Oliver e di Ciara.

Fosse finita qui! Perché invece a un certo punto, nel condominio che si intende essere quello di Oliver, un corpo in avanzato stato di decomposizione viene rinvenuto nella doccia. Grazie alle lamentele di alcuni vicini, per un cattivo odore che usciva dall’interno 1. A indagare sono chiamati l’ispettrice Riordan e il sovrintendente Karl, una coppia di poliziotti che insieme funzionano bene, dando una sferzata d’ironia alla situazione, per quanto possibile. E da qui in poi, sarà un effetto domino di colpi di scena. Legati a un evento del passato che necessita venga fatta chiarezza.

56 giorni è un romanzo che segue un ritmo incalzante, che appassiona. E nonostante ricordi un vissuto che tutti vorremmo azzerare, ci fa capire che così debba essere anche per i protagonisti. Quasi che sperimentassimo di persona le colpe di una società a cui ci siamo adeguati e soltanto anni dopo avessimo compreso l’abominio di quel che è accaduto.

Cristina Biolcati

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