Lucia Giustini
Cinque giorni
Pelledoca
Un libro anomalo per la struttura formale ancor prima che per la trama: un mistero crescente con suspense, come vuole l’autrice. La prima parte è narrata a ritroso dal venerdì, quando Giacomo rinviene in una casa non sua confuso per una forte botta al capo e guardandosi allo specchio fa una scoperta incredibile, al lunedì precedente, quando si era svegliato nel suo letto per i forti rumori al piano superiore, come di mobili o casse trascinate. La seconda parte della stessa storia è raccontata dalla sorella gemella Gemma nell’ordine normale dal lunedì al martedì.
I lettori che hanno avuto un bravo prof che li ha introdotti ai fondamenti della semiotica generativa (o, detto più semplicemente, ai meccanismi della linguistica e della narratologia), riconosceranno la distinzione tra intreccio, cioè l’ordine in cui gli eventi sono presentati all’interno di un testo (ordine narrativo della storia) e fabula, ovvero la successione cronologica degli eventi come avvengono nella realtà (ordine naturale dei fatti). Quella di Gemma è la fabula che conduce alla drammatica conclusione, ma per capire veramente che cosa è successo, voltata l’ultima pagina del libro, bisogna tornare alla prima, a quel maledetto venerdì in cui Giacomo scopre una terrificante verità, più terrificante ancora di quella di un serial killer che riveste vecchie bambole con pelle umana, pezzi di cadaveri, occhi mummificati. Insomma, un thriller coinvolgente sotto l’aspetto sia narrativo che formale, per la storia in sé e per la struttura narratologica.
Si può aggiungere solo il contesto formato fondamentalmente da quattro personaggi. I genitori: squinternati e irresponsabili, sempre al bar a bere e giocare alle macchinette, ora in una casa condominiale dopo che hanno dovuto vendere la villa ereditata dalla nonna per un disastro economico. I gemelli sedicenni: costretti insieme in camera da letto, con disagio di Giacomo tra i reggiseni e le mestruazioni della sorella, ma fortemente, simbioticamente legati, assennati, capaci di gestire le loro vite, bravi a scuola, con i sentimenti e problemi propri dell’adolescenza.
Da 12 anni