Un Learjet 3, piccolo aeroplano turistico da otto posti di una compagnia privata diretto a Olbia in Sardegna, a circa ventisette minuti dal decollo si schianta nel mar Tirreno a quattro chilometri al largo delle Pontine. Dopo un messaggio in cui il pilota, un ottimo pilota, aveva comunicato via radio che i due motori si erano fermati all’improvviso, uno dopo l’altro.
Ma una “ notiziona” sulla quale i media imperversano è che tra i passeggeri a bordo del velivolo c’era Pierfelice Ribaudo. Lui famoso imprenditore del divertimento. Proprietario di ristoranti e discoteche di gran lusso, collezionista d’arte, irriducibile play boy, con investimenti in motonautica e persino nell’alta moda. Sempre pronto a dire la sua su tutto quanto: politica o istituzioni, a suo avviso decise ad avversare ogni nuova, possibile iniziativa per far lavorare la gente. Vedi: verdi, sovraintendenze e restrittivi piani regolatori pronti a mettersi di traverso sulla sua strada.
Oltre alla drammatica notizia del disastro, la televisione stava rimandando in onda, la sua ultima intervista, quella che l’imprenditore ha rilasciato poco prima di salire a bordo, con nettissimo sul fondo il brusio delle voci degli altri passeggeri, sereni e ignari dell’incombente tragedia a venire.
Andrea Catapano ex collaboratore della vecchia squadra, l’Unità di intercettazioni e ascolto dei Servizi, l’ex vice di Massimiliano Tamburi, che giudicava Pierfelice Ribaudo un divertente, mai banale, anzi un furbo mascalzone, seduto davanti alla televisione ascolta attento e con interesse il discorso, le ultime parole, di questo personaggio stuzzicante, intelligente, sempre e comunque imprevedibile…
Solo che proprio lui Catapano, ultrasettantenne e ormai in pensione, quasi cieco o meglio come ama definirsi: diversamente vedente ma dotato di un finissimo udito, a un certo punto, percepisce, o meglio crede di riconoscere qualcosa …E allora afferra il telecomando: stop, rewind. Play. Stop, rewind, play. Possibile? Insistendo ancora e ancora: rewind, play…
E infine nel “suo” buio, il dubbio angosciante. Un ricordo… No, assurdo! O può essere? Tanto che la sua quasi infallibile memoria lo costringe a ripercorrere sfiorandole con un dito i dorsi di plastica di migliaia di cassette, in fila nel suo grande armadio archivio, prendere quella che ricordava con esattezza, riascoltarla, e metterla a confronto, risentire tutto fino a quando decide di prendere in mano il telefono…
Deve per forza chiamare Sara Morozzi e Teresa Pandolfi, Mora e Bionda, scegliere di darsi appuntamento nella veranda del locale, diventato negli anni una stazione di servizio con bar e ristorante e ricreare, fosse solo per un attimo, la squadra per dividere con loro il pensiero, il timore, il fardello di aver riconosciuto quella voce sullo sfondo dell’intervista. La voce di una donna che insisteva di tenere con sé un trolley… aveva deciso di portarlo in cabina… Una signora di una certa età, come fuori del tempo, con la sua elaborata acconciatura e il suo tailleur demodé.
E anche Sara Morozzi, finalmente tranquilla perché uscita dallo spaventoso incubo di dover perdere Massi, l’adorato nipotino, dopo aver visto il filmato, sentito la voce e notato l’atteggiamento della donna è certa di riconoscerla.
E allora non resta che chiedere appoggio a lei, a Bionda, l’ex collega Teresa Pandolfi, l’unica ancora in servizio a capo della loro superstite Unità investigativa, popolata oggi da giovani e geniali smanettatori di computer. Che in un lampo cercano, trovano, oppure…
Cosa potrebbe mai voler nascondere quell’imprevedibile disastro aereo? Avvenuto con un aereo in perfetto ordine, appena revisionato, con alla cloche un giovane pensionato, un veterano sì ma in perfetta salute?
E se invece quella voce, fosse un preciso collegamento in grado di rimandare a un mistero che risale agli anni di Tangentopoli e dunque coprire lontani segreti? Segreti trasformati in una polizza in grado di garantire un reddito elevato a chi li deteneva? E per L’Unita di intercettazione e ascolto di allora, richiamare con prepotenza alla memoria quel caso, quando Andrea Catapano e Sara Moretti nicchiavano…. Far tornare indietro nel tempo a quella occasione, a quella scelta?
Ma certo fu la volta in cui il tutto gruppo si trovò a un bivio sulla valutazione della pista da seguire. Poi l’inquietante decisione presa a maggioranza e un nome, Miccio, messo da parte come quello della sua segretaria detta Biancaneve. Ma se allora avessero fatto un errore… la caduta dell’aereo potrebbe trasformarsi in un omicidio perfetto? Qualcosa insomma potrebbe non coincidere.
E allora frugando nell’archivio segreto di Massimiliano Tamburi e risalendo il filo del tempo, Sara Morozzi, oggi un’anonima nonna struccata e dai capelli grigi, dovrà trovare il modo di riagganciarsi a quella lontana stagione, scartabellare a fondo e riaprire quelle porte sul passato che parevano fatalmente sigillate.
Ma dopo il diktat che giungerà dall’alto, unito alla ferrea disposizione di chiudere la faccenda catalogandola come un incidente, si può solo agire sottotraccia.
Teresa ufficialmente ha le mani legate. Da quel momento può solo avvalersi dell’eterogenea squadra a sua disposizione, guidata da Sara Morozzi detta Mora e da Andrea Catapani, con sul campo i loro nuovi cani da punta: l’ispettore Davide Pardo, utilissimo informatore e Viola, la nuora di Sara, eccellente fotografa.
Affiancata infatti da Pardo e da Viola, Mora si troverà a indagare sui misteri di intoccabili personalità pubbliche italiane, tuttora coperte dai contorti e pericolosi grovigli del potere.
Lei, la donna che alla fine del romanzo precedente è stata persino in grado di far riscrivere il destino al contrario ottenendo l’aiuto del solo specialista in grado di salvare la vita del piccolo Massimiliano, con un miracoloso intervento chirurgico . Lei Sara anche stavolta forse l’unica persona in grado di scoperchiare la pentola e arrivare alla verità.
La Mora e la Bionda sempre amiche, sempre unite, sempre insieme fino in fondo anche stavolta, battendosi a loro rischio e pericolo, senza paracadute. Fino a quando?
Possibile che il prezzo da pagare sia per la Bionda solo un ineluttabile presente da confrontare al sofferto debito, saldato da Sara con cauta e schietta sensibilità, che potrebbe persino condurre a un’apertura su un diverso futuro.
Un volo per Sara – Maurizio de Giovanni
Patrizia Debicke