Lo aspettavo da tempo, ed ecco un nuovo romanzo con protagonista Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, che abbiamo conosciuto sul grande schermo ai tempi de ‘Il collezionista di ossa’ quando Deaver esplose anche in Italia come il re indiscusso del thriller.
Per chi ancora non lo conoscesse bene, Lincoln Rhyme è il fortunato personaggio seriale di Deaver, un poliziotto newyorkese tetraplegico che però non ha mollato, e dallo studio di casa sua con l’aiuto dei suoi collaboratori più fidati dirige indagini complicatissime tramite l’applicazione più tenace e approfondita delle scienze forensi.
La trama de Il taglio di Dio si dipana nell’ambiente del commercio e taglio di diamanti mondiale, e lo ‘zio Jeff’ ci apre un mondo ai più sconosciuto con la preparazione sull’argomento a cui ha abituato i suoi lettori, spaziando dalle descrizioni più minute su come vengono trattati e tagliati i diamanti, alle aperture a tutto tondo sull’élite dei ‘diamantaire’, i tagliatori e intermediari delle pietre più affascinanti del mondo.
Come spesso accade nei suoi romanzi, l’ossatura della trama sostiene una caccia all’ultimo sangue di un pericoloso omicida, cercando di mettere insieme i tasselli di un mosaico più complesso per capire non solo il ‘chi’, ma anche il ‘perché’ e, come sempre, Rhyme non sarà soddisfatto finché il più piccolo e insignificante granello di polvere o fibra di tessuto non combaceranno in una risoluzione perfetta del caso, per risolvere il quale si affiderà alle consuete analisi forensi sulle varie scene del delitto unite a una capacità di ragionamento dalla logica stringente.
Sia per chi già lo conosce che per i neofiti, il suo è il thriller perfetto come tempi, colpi di scena e linguaggio, a volte tecnico ma reso accessibile ai più, vicino al lettore; anche in questa storia Deaver racchiude un mondo nel nostro mondo, a cui spesso si nega lo sguardo per scoprirlo poi stranamente vicino. Personalmente ho sempre l’impressione di trovarmi realmente lì, in prima persona con gli investigatori ad analizzare odori, suoni, materiali e persone, vengo catapultato in quel mondo per riemergerne col fiato corto.
Non credo si debba o possa dire di più per non fare spoiler, perché ogni pagina e ogni capitolo contengono momenti o dettagli che sono dei capovolgimenti di fronte, colpi di scena ‘minori’ con cui ogni passo della trama brilla di suspence. La sua verve è sempre fresca, vivace, mai deludente anche nei suoi abituali doppi o tripli finali – fatto non scontato, considerato che il finale è il punto debole di molte grandi penne, come ad esempio Stephen King – e all’altezza della trama.
Se proprio però devo spaccare il capello, non nascondo che la ricerca del sensazionale a tutti i costi, a maggior ragione dopo tanti anni di successi, a volte può sfiorare l’esagerazione, ma tutto sommato mai travalicando davvero e senza intaccare la credibilità di libro e autore – ce ne vuole per scalfire lo zio Jeff!
Pertanto devo dare un giudizio banale ancorché sincero quando si tratta di lui, cioè che un amante del thriller forense americano non dovrebbe perdersi questo Il taglio di Dio, forse anche superiore ad altri suoi libri di questa saga.
Mi piace ricordare ai suoi lettori meno ‘anziani’ di me (in tutti i sensi, ahimé!) che fu il mentore del compianto Giorgio Faletti quando iniziò la sua carriera di scrittore (con Io uccido, nda).
Il taglio di Dio
Dario Villasanta