Il caso della bambina scomparsa è un thriller particolare, molto nordico: ambiente, mentalità e reazioni umane – è inutile! – sono diverse e diversi i fattori che provocano stress. E diversa allora deve essere per forza anche la valutazione psicologica attribuibile ai personaggi.
Un libro crudo, denso di scene cruente e pervaso di follia. Un romanzo che evidenzia una certa difficoltà anche nell’ambiente poliziesco ad aggiornarsi e a rapportarsi con le nuove tecniche. Un thriller che prospetta l’incubo di nuove paure e nuovi nemici da affrontare. Un thriller in cui domina la potenza del buio, della lunghissima notte invernale e del pressante incombere del freddo. Una Oslo dura e cupa. Un mondo fatto di solitudine da cui, forse, le uniche via di fuga possibili diventano l’alcol, le droghe, il lavoro…
La causa incidentale dovrebbe essere un cold case vecchio di quindici anni che il suo capo Cato Isaksen affida all’ispettrice di polizia Marian Dahle, dopo mesi di riposo forzato, a seguito di uno spaventoso incidente che le ha procurato brutte cicatrici sul volto, sul corpo e nell’anima. Un caso che sembra quasi fatto apposta per aiutarla a tirarsi fuori dalla malsana apatia, drogata dall’alcol, in cui è caduta e che la costringe a tornare in servizio e rimettersi all’opera.
La piccola Thona, scomparsa nel 2001 all’età di sei anni non è mai stata ritrovata. Il suo caso, chiuso allora per mancanza di prove, deve essere riaperto nella speranza che, usando le nuove tecnologie, la polizia possa finalmente incastrare il colpevole. Fin dall’inizio c’era un indiziato, Glenn Haug, ma fu dovuto rilasciare per mancanze di prove. Un caso che pare lineare, un nuovo ufficio dove stare in santa pace, la possibilità di lavorare molto da casa e come compagno di indagini Karsten Tonnesen, uno psichiatra molto preparato, ma anziano e paziente. Per Marian Dahle può diventare l’occasione per tornare sul campo.
Ma mentre Marian comincia a scavare nelle poche tracce del passato e cerca di individuare nuovi indizi, interrogando Annie Johansen, la madre della bambina e i pochi testimoni di allora, la polizia di Oslo si trova di fronte a una serie di efferati delitti, che la obbliga a dirottare tutte le poche risorse disponibili alla Sezione Omicidi, lasciando Marian da sola con i troppi fantasmi del suo passato e i pericoli di un caso semplice solo in apparenza… E la sua sensibilità, tanto preziosa per il suo lavoro, si trasforma in una sottile crepa che rischia di spezzarla.
Marian non è un personaggio piacevole, ostenta un caratteraccio, vive chiusa in se stessa all’attico di in un’imponente e antica casa, quasi un museo che, con i suoi difetti, rischia di relegarla nei suoi incubi. E invece deve riuscire a ritrovare se stessa.
Tre uomini sono stati rapiti e i cadaveri di due di loro sono ritrovati, dopo essere stati barbaramente torturati. La polizia è in caccia. Le due indagini, che non dovrebbero essere collegate, e infatti procederanno su due diversi binari fino all’ultima drammatica rivelazione ma, pian piano, salta fuori un inquietante quadro generale in cui la stessa Marian si trova coinvolta di persona. Qualcuno la perseguita. Vuole impedirle di scoprire la verità? Ma perché?
Unni Lindell, nata nel 1957, è tra le più celebri scrittrici norvegesi. Ha riscosso un grande successo internazionale soprattutto con i suoi thriller, da cui è stata tratta anche una serie televisiva. La Newton Compton ha pubblicato La trappola, il primo libro che vede protagonisti l’ispettore Cato Isaksen e la sua giovane collega Marian Dahle, L’ultima casa a sinistra, Dolce come la morte, Il caso della donna sepolta nel bosco, La terza vittima e Il caso della bambina scomparsa
Il caso della bambina scomparsa
Patrizia Debicke