Una storia d’amore, una galleria d’arte, tanti soldi in gioco, una fuga e una ricerca disperata: il connubio perfetto su cui si dipana il nuovo libro di Gaia Mencaroni. La verità viene svelata pagina dopo pagina, ogni capitolo è dedicato a un personaggio che prende parola e mostra al lettore il proprio punto di vista, creando un continuo intreccio tra realtà e finzione. L’autrice riporta fatti storici, documentati nei minimi dettagli, ma a questo vero storico si intrecciano eventi e scenari inventati.
Malarte inizia con un flashback nella vita di Jürgen Tanner: siamo nel 1943, in piena guerra mondiale. Questo viaggio nel passato fa da cornice alla situazione presente: come allora, anche adesso l’arte è malata (da qui malarte per indicare il legame tra la malavita e l’arte); negli anni gli artisti si sono sempre più preoccupati di guadagnare subito e con facilità, venendo meno a quell’esigenza di ribellione per cui l’arte era nata. Jurgen ne è l’esempio calzante perché preferisce affari molto redditizi ma davvero poco limpidi. La condizione del signor Tanner è ormai all’ordine del giorno nel tempo presente e la Mencaroni lo dimostra attraverso la descrizione di alcuni personaggi, lasciando il suo pubblico libero di fare supposizioni e di valutare diverse ipotesi, fino al colpo di scena che fa di questo libro un vero e proprio giallo: la scomparsa di uno dei protagonisti, Maddalena Cantarelli.
La donna lavora in una galleria d’arte contemporanea a Vaduz, ha un compagno che ama e che la ricambia; insomma, all’apparenza una vita come tante altre. Ma allora perché è scomparsa da un giorno all’altro, senza lasciare alcuna traccia? E come ha fatto a derubare l’intera galleria a cui dedicava con entusiasmo gran parte del suo tempo? La proprietaria, la regina dell’arte Anna Moos, afferma di essere all’oscuro di tutto, ma dietro a quegli occhiali grandi e neri sembra nascondersi un segreto enorme, che potrebbe condurre la polizia alla soluzione del caso e a una verità complessa e profonda.
La Mencaroni descrive uno scenario tutt’altro che idilliaco, un mondo in cui anche l’arte diviene un pretesto per riciclare denaro. I personaggi sono solamente gli ingranaggi di questo sporco lavoro, che non fanno altro che incrementare attraverso i loro continui segreti e scheletri nell’armadio. Finzione e apparenza sono le basi per riuscire a sopravvivere in tale ambiente.
Dopo la presentazione di ciascun personaggio, il lettore entra, quindi, nel vivo della storia: ogni capitolo lo conduce sempre più verso la realtà dei fatti, ma solo la conclusione sarà in grado di rispondere a tutti gli interrogativi e a chiudere definitivamente il cerchio.
Attraverso un’analisi puntuale e accurata e dei protagonisti credibili, Malarte racconta una storia su cui riflettere e dalla quale c’è molto da imparare.
Malarte – Gaia Mencaroni
Claudia Sermarini