Dopo i convincenti I morti non pagano (2004) e I duri non piangono (2005), Antonio Zamberletti scomoda il suo investigatore privato Vincenzo Torres per immergerlo, dalla testa ai piedi, in una nuova vicenda cattiva e pericolosa degna dei migliori romanzi made in Usa e mandata alle stampe, anche questa volta, dalla elvetica Todaro.
Una Milano scura e nebbiosa, un Natale freddo e nero, personaggi disegnati bene e fatti muovere ancora meglio, dialoghi asciutti, trama tanto articolata quanto facile da leggere: Zamberletti, un ex poliziotto classe ’63, conosce bene la materia con cui si diverte a giocare e la plasma come meglio sa.
I nemici, chi aveva dubbi alzi la mano, si rivelano più affidabili degli amici di un tempo, i fantasmi del passato tornano ad angosciare, l’Antimafia si mette in mezzo con prepotenza, ma Torres non molla perché dietro l’omicidio di un vecchio commilitone, l’ex sbirro lo capisce subito, si nasconde molto più di una semplice vendetta tra balordi.
Quando, poi, un parroco che lo conosce bene viene ridotto in fin di vita a suon di pugni e pedate, l’investigatore comprende di non poter più perdere tempo, perché l’orologio della criminalità organizzata, qualunque sia il motivo, corre sempre più veloce di qualsiasi pallottola.
Come la penna noir di questo capace scrittore varesino.