La privazione della libertà esalta il dono di essere liberi con i propri pensieri, dei quali si diventa sempre più gelosi. L’unico vero amico è il foglio bianco, che diventa importante per l’intimità che racchiude” Ventisei racconti scritti da carcerati, ognuno con l’introduzione di un tutor d’eccezione. Io ho scelto di leggere le parole dei tutor solo dopo avere letto il racconto, perché preferivo avere un’impressione diretta, mia personale. e non veicolata e in qualche modo influenzata dalle parole di altri. Quello che colpisce e accomuna i racconti è la lucida analisi e consapevolezza della propria situazione, delle cause che hanno portato all’errore e in qualche modo anche l’accettazione della condanna. Nessuno cerca pietà o si nasconde dietro fragili paraventi. Nessuna retorica nei racconti, nessuna ricerca di scusanti o attenuanti. Anche nel racconto della propria vita, spesso segnata, tutti ammettono che l’errore, la scelta sbagliata è stata loro, volontaria. Alcuni ammaliati da facili guadagni, incatenati dalla droga, altri addirittura per semplice noia, altri ancora per disperazione, si ritrovano in carcere a scontare i propri errori. Un carcere che scandisce la loro vita con ritmi sempre uguali, con rituali consolidati,dove vivere è difficile e sopravvivere a volte è un’impresa .La dura realtà della detenzione però non riesce a cancellare il sogno della vita fuori, la speranza se non di un riscatto, almeno di un minimo di serenità . E quindi non resta che “… dividere il mondo reale dall’irreale, mettersi dell’olio sull’anima per far scivolare gli eventi dannosi…” E quello che a tutti manca sono gli affetti, la famiglia, le cose più semplici e più importanti. Manca il tempo, perché ” il tempo è un lusso, come l’amore” .
Premio letterario Goliarda Sapienza – Racconti dal carcere – Il giardino di cemento armato
Cristina Aicardi