Dopo averli relegati per un po’ in antologie vacanziere e aver scritto tre libri con altri personaggi, Malvaldi torna a raccontarci le storie degli irresistibili vecchietti.
Personaggi simpatici, divertenti, mai macchiette, che tra un colpo di genio e un “colpo di protesi” commentano , escogitano,tramano e si impicciano degli affari degli altri, coinvolgendo suo malgrado, o forse no, il nipote, titolare del bar, matematico datosi alla ristorazione, un po’ cinico e disincantato, ma in fondo complice della banda “INPS dixit” .
Al gruppo storico si aggiunge la nuova commissaria che , tra un cappuccino e l’altro, tiene in grande considerazione l’intuito dei vecchietti e li usa un po’ a stregua di database del paese, trasformando il pettegolezzo in fonte ufficiosa da sfruttare e da tenere in grande considerazione.
Ancora una volta tutto ha inizio nel bar, centro nevralgico del paese, luogo imprescindibile dove convergono e vengono poi smistati pettegolezzi, malignità e dicerie.
E’ questo il ” telefono senza fili” del titolo, un sistema di comunicazione decisamente efficace, anche perché i simpatici ottuagenari non sono proprio pratici dei moderni sistemi di comunicazione.
Ancora una volta Malvaldi ci regala un libro estremamente piacevole, dove la storia gialla, seppur godibile, passa un po’ in secondo piano, data la straordinaria presenza scenica di personaggi che catturano da soli l’attenzione. E poi è la scrittura divertente e divertita a farla da padrone, con colorite frasi in toscano, intrusioni qua e là dell’autore e alcune riflessione decisamente vere e spassose. Già solo il prologo è straordinario. Malvaldi ha un’ironia e un’apparente leggerezza di scrittura che sono merce rara. Uno di quei libri che aspetti, che leggi in un fiato e che non vorresti mai finire.
Il telefono senza fili
Cristina Aicardi