WW (DiRottamenti) – Taglia, cuci e ricuci

Persepolis, di Marjane Satrapi, č stato un successo. Il libro, ma soprattutto il film.

E cosě Marjane, che nel novembre di quest’anno compirŕ 40 anni, che ha passato la sua infanzia a Teheran ma ha studiato arte in Europa, ci riprova con Taglia e cuci (Rizzoli Lizard, 13,00 euro). Persepolis, in quattro volumi, dedicati alla sua infanzia nella Repubblica islamica, poi alla guerra contro l’Iraq, alla lontananza e al ritorno, aveva due straordinari punti di forza: la novitŕ del disegno, cosě inchiostrato di nero da restituire l’angoscia di un mondo femminile che č stato privato del colore. E l’intensitŕ dell’esperienza personale.

Taglia e cuci ha perso, ovviamente l’effetto sorpresa. Perň a stupirci sono, ancora una volta, queste iraniane che nonostante tutto resistono. Che non perdono la speranza, che coltivano l’ironia e perfino il sarcasmo verso un mondo maschile che le opprime, ma non riesce mai a schiacciarle. Il libro č un omaggio alle chiacchiere delle donne della famiglia Satrapi e delle loro amiche, in particolare č un ritratto della nonna, un’ex aristocratica che ha vissuto tempi migliori per quanto riguarda la condizione femminile in Iran.

Anche se poi emerge che neanche in passato erano rose e fiori: le bambine venivano date in sposa a vecchi amici di papŕ perfino nelle famiglie piů altolocate e colte, non potevano opporsi e, se il marito non voleva, non potevano divorziare. Oggi, lo sappiamo, le iraniane hanno un tasso di acculturazione altissimo: sono la maggioranza nelle universitŕ e si laureano in modo piů brillante dei compagni. Perň non possono accedere a molte professioni e la legge le rende, di fatto, eterne minorenni. Ma fino a quando?

Spalleggiate da “incorreggibili” vecchie signore che non avevano mai indossato il velo, e sostenute dai loro studi, di certo le ragazze iraniane si stanno preparando un futuro diverso. Adesso, come dice un personaggio «non sono piů vergini prima del matrimonio. Fanno tutto come gli uomini e si ricuciono per sposarsi!».

Quanto ci vorrŕ perché “ricucirsi” apparirŕ ridicolo?

valeria palumbo

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