Flavio Oreglio, esponente del teatro canzone, è anche scrittore e dei suoi libri sono stati venduti circa 2 milioni di copie, soprattutto sull’onda del successo di Zelig. Nei suoi libri parla di vita, usa l’ironia e gli aforismi per invitare alla riflessione attraverso la risata.
Il primo libro è del 2001, Il nome della prosa – Scritti giovanili (Greco & Greco).
Dal 2002 inizia la serie dei libri catartici ispirati ai testi di Zelig.
Negli ultimi due libri, Siamo una massa di ignoranti parliamone del 2006 e Non è stato facile cadere così in basso del 2007, propone riflessioni su argomenti sui quali vale la pena di riflettere, quali la scienza, filosofia e religione e l’ignoranza generale su questi temi.
Si distinguono 3 livelli di ignoranza, scolastica, socio politica e disinformazione o informazione sbagliata fino all’ultimo livello che è l’ignoranza filosofica strutturale del genere umano. Il dialogo è un antidoto all’ignoranza.
Non è stato facile cadere così in basso, che è nato come saggio, riporta le prefazioni di due filosofi, Mario Capanna e Salvatore Veca.
“Ho studiato scienze biologiche e mi sono laureato per chiudere un mio interesse. Ho insegnato matematica e scienze alle scuole medie e dato ripetizioni anche di biologia a liceali.
Sono musicista, ho studiato pianoforte fino al quinto anno di Conservatorio. Ora suono il pianoforte come hobby. Le prime canzoni le ho scritte a 14 anni al liceo, ma mai pubblicate.
I primi libri, del 1976 – 77 li ho intitolati Scritti giovanili.
Nel 1985 l’esordio in un pub sui Navigli, l’Isola Fiorita. Nello tesso periodo mi sono esibito anche al Riverside e al Grand Hotel. Dai pub sono poi passato al cabaret, alla Corte dei Miracoli che esiste ancora. Ho trovato nel cabaret il luogo ideale per proporre la mia musica.
Io scrivo, uso la parola in tutte le sue forme, vuole dire scrivere sia cose serie, racconti, saggi, poesie umoristiche, testi di canzoni, monologhi per il teatro. Mi occupo di tutto ciò che è parola, scrittura e recitazione.
Sto lavorando alla trasposizione teatrale del mio ultimo libro, Non è stato facile cadere così in basso, per la regia di Renato Sardi. A gennaio mi esibirò per tre settimane al teatro della Cooperativa di Milano per testare lo spettacolo” .
Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere.
Avrei voluto scrivere Il signore degli Anelli di JRR Tolkien, dei miei libri non sono pentito di nessuno.
Sei uno scrittore di genere o scrittore tout court, perché?
Sono uno scrittore tout court, scrivo in tanti modi anche se prediligo la saggistica.
Un sempreverde (libro) da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare…
L’antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, La locomotiva di Francesco Guccini, V per Vendetta di James Mc Teigue.
Si può vivere di sola scrittura oggi?
Si, scrivendo libri che vendono molto.
C’è chi decide di scrivere e basta, io amo fare più cose perché c’è più espressività a più livelli.
Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perchè?
Non le conosco, la creatività deve mostrarsi per i fatti suoi, se non hai creatività non te la tirano fuori.
Tu hai visto la trasposizione teatrale di un tuo libro: che effetto ti ha fatto? E’ vero che nel passaggio fra la carta e la pellicola si perde qualcosa o no?
I miei libri vengono trasposti in teatro usando un altro linguaggio, ne esce un prodotto fratello, simile. Si perde e si guadagna qualcosa.