Piero Melograni, storico autorevole e grande appassionato di musica, descrive così la figura di Arturo Toscanini, da molti considerato il più grande ed eccentrico direttore d’orchestra del Novecento: «Non amava il divismo, ma suo malgrado finì per diventare un divo lui stesso. Perfino le sue stranezze e il terribile carattere contribuirono a suscitare nel pubblico eccezionali attese. Tutta la vita di Toscanini può essere riassunta come un continuo, insaziabile e frenetico movimento. Da un teatro a un altro, da un’orchestra a un’altra, da una donna a un’altra. E, ovviamente, da un continente a un altro.»
Nato a Parma nel 1867 da una modesta famiglia di artigiani, Arturo cominciò a frequentare il conservatorio all’età di nove anni, grazie alle insistenze della sua maestra elementare, che per prima ne intuì le eccezionali doti musicali e convinse i genitori ad assecondarne le inclinazioni. Dotato di una memoria prodigiosa, Toscanini mise presto in luce la sua indiscussa bravura e il suo esasperato senso critico, caratteristiche che lo accompagnarono per tutta la vita e contribuirono a crearne la leggenda in Italia e all’estero.
In queste pagine dense e coinvolgenti, Melograni racconta le tappe cruciali della lunga carriera artistica e dell’intensa vita privata del grande maestro: dall’esordio del 1886 in Brasile, quando, scritturato come violoncellista, sostituì l’incapace direttore d’orchestra riuscendo a salvare una situazione che sembrava disperata, alle prime esperienze nei più importanti teatri italiani, dove riuscì a operare una vera e propria riforma del teatro lirico, al complesso e ambivalente rapporto con la Scala di Milano, fino al sodalizio con il Metropolitan e la New York Philharmonic Orchestra.
E poi l’amore per l’Italia e il fecondo legame con gli Stati Uniti, che diventarono la sua seconda patria; la venerazione per Verdi e la travagliata amicizia con Puccini; l’entusiasmo politico durante la Grande guerra e la tenace opposizione al fascismo; i burrascosi rapporti con Mussolini e Hitler; le memorabili sfuriate con gli orchestrali e l’incontenibile passione per le donne. Sullo sfondo di un’epoca segnata da grandiosi cambiamenti e da tragedie immani, emerge un ritratto a tutto tondo dell’uomo e dell’artista, con la sua eccezionale sensibilità musicale, il suo carattere impossibile, il suo perfezionismo esasperato, e con quel carisma straordinario che ne fece un protagonista assoluto del suo tempo.