Incontriamo oggi Stefania Conte editore della casa editrice Morganti editori
Chi è il lettore tipo di noir e gialli in Italia? Ha un profilo particolare?
È un lettore che ama mettersi alla prova nel momento della lettura; mi spiego meglio: la trama è una palestra in cui valuta la potenza del proprio pensiero anticipando le mosse dei personaggi. Vuole arrivare alla fine della storia ancor prima di essere all’ultima pagina. Poi cerca nel noir le emozioni e gli affetti più cupi e perturbanti.
Il libro che ti piacerebbe aver pubblicato, quello che ti sei pentito di aver pubblicato, e quello che hai pubblicato e che ha venduto di più?
Nel nostro lavoro l’invidia non serve a nulla, quindi guardo agli altri editori solo per valutare l’offerta del mercato e verificare le nostre ipotesi circa i gusti dei lettori. Passo ore ed ore in libreria ad osservare copertine e formati, in modo da poter avere parte attiva nei processi decisionali in campo grafico. Non ho pentimenti e sino adora quello che ha venduto di più è il romanzo ‘Il Codice Gianduiotto’,una spassosa parodia de ‘Il Codice da Vinci’, scritta da Bruno Gambarotta. Un romanzo piacevole e colto, che ha ottenuto consensi dalla critica e dai lettori perché diverte ed avvince, essendo un vero e proprio thriller. Uno dei libri che Morganti editori avrebbe voluto pubblicare e che pubblicheremo a gennaio 2007 è un romanzo di Giorgio Celli, grande amico e sensibilissimo scrittore. ‘Il gatto del ristorante Cinese’ sarà il romanzo capofila della collana ‘Gattingiallo’, interamente dedicata ai gatti, indiscussi protagonisti delle storie raccontate. Tra gli altri libri ‘desiderati’,fortunatamente abbiamo già preso accordi con ottimi scrittori che amiamo, anche se almeno un centinaio sono i titoli e gli autori che vorremmo editare.
Chi è il pubblico che va ad assistere alle presentazioni letterarie(a parte gli scrittori in cerca di editore e gli amici intimi dell’autore)?
È un pubblico alquanto eterogeneo: gli amici dello scrittore, gli aspiranti scrittori che ti mettono in mano i loro manoscritti sperando in una pubblicazione, i giornalisti, i lettori che abitualmente frequentano le presentazioni e i semplici curiosi, che si fermano ad ascoltare.
Meglio duecento persone ad una presentazione di un vostro libro o un articolo di una pagina nella sezione cultura di un grande quotidiano nazionale?
Sicuramente un articolo, meglio ancora un’intervista alla radio o alla televisione.
Essere editori in Italia oggi: vocazione, incoscienza o business?
Per quanto mi riguarda ho scoperto essere vocazione, non solo e tanto per l’oggetto libro, quanto per l’inclinazione e il desiderio a comprendere lo scrittore, anticiparlo nelle aspettative, seguirlo nella stesura, spesso tarpandogli le ali. Ma essere editori vuol dire anche fare gli imprenditori: mi dispiace per quegli agenti letterari che credono che una Casa editrice funzioni solo se attende con pazienza lo scrittore sulla soglia. Decidere una pubblicazione o il format di una collana è solo il passo finale di un’analisi fatta in precedenza, valutando le generali tendenze alla lettura, le mode, la capacità di assorbimento del mercato librario, cosa manca in libreria,come sollecitare l’interesse dei media che decideranno se recensire o meno i titoli. Noi della Morganti editori lavoriamo con spirito imprenditoriale, poiché questo è l’unico modo per vendere, guadagnare ed investire nella produzione.
E’ vero che in Italia ci sono più scrittori che lettori? Che percentuale leggete dei manoscritti che vi arrivano in casa editrice e quanti poi ne pubblicate?
Non penso che nel nostro paese non si legga, credo che si legga in modo distratto ed anche che si alcuni leggano testi che mai leggerebbero se non perché influenzati. Esiste una discrepanza tra il livello culturale, l’abitudine alla lettura e alla capacità di scrittura; questo per dire che ci si allontana sempre più dall’opera che in-forma, che consente un percorso di riconoscimento di idee,emozioni ed affetti. Leggere un libro di qualunque genere dovrebbe essere un esercizio per la mente e lo spirito. In redazione arrivano,mediamente, duecento proposte al mese, che sono la chiara testimonianza di un pensiero comune, ovvero che tutti possono diventare scrittori, Ma non è così, poiché non basta saper usare correttamente le regole grammaticali o essere laureati in Lettere. Scrivere richiede la capacità di ri-significare le cose, darne un aspetto nuovo, altro, diverso da quello percepito dalla maggioranza. La scrittura richiede, al pari di una buona dose di narcisistica autostima, impegno, autocritica e fortuna.
Un buon consiglio per gli scrittori già pubblicati ed uno per gli esordienti
Consigli mai, suggerimenti spesso, ma non posso generalizzare. Ad uno scrittore affermato si dice che ti interessa l’Opera che ti consegna ,ma che ti interessa la sua arte anche per potergli commissionare dei romanzi il cui progetto nasce in seno alla Casa editrice. L’editore come commissionario è un’idea che mi piace e ci ha convinti a realizzare, proprio con questo spirito, le nostre collane di narrativa. L’approccio è stato lusinghiero, perché nessuno scrittore si è sentito strumentalizzato e sminuito. Agli esordienti si deve solo dire: coltiva il senso critico al pari della stima che riponi in te stesso e leggi con umiltà i Classici e gli scrittori moderni e contemporanei.
(paolo roversi)