Sette piccole bugie – Elisabeth Kay



Elisabeth Kay
Sette piccole bugie
Longanesi
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“Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre…” (Shakespeare, Otello)
Emozione sempre pericolosa, molto spesso distruttiva, la gelosia: ha molte facce ed è radicata nell’animo umano. La possibilità di perdere l’oggetto d’amore, la sua amica del cuore fin dall’infanzia, porta Jane su strade sempre più impervie, la getta in situazioni sempre più complicate da una serie di bugie che si sente costretta a dire, per coprire i suoi veri sentimenti. 

“«Non pensi che siamo fatti l’uno per l’altra?» E io ho mentito…. Avrei dovuto dirle che non credevo affatto che l’amasse davvero. Ma come potevo spezzare il suo sogno? Così, anche se ci eravamo promesse di dirci sempre la verità, le ho mentito. ” 

Jane si sente inferiore, vulnerabile di fronte a Marnie, lei è il buio Marnie il sole, lei banale Marnie bellissima, di successo, assolutamente perfetta, ma sono due parti della stessa mela. Poi l’incontro con Charles, uomo presuntuoso, maschilista, egocentrico che diventa marito di Marnie. Jane lo  odia, “un odio gigantesco, bruciante, biblico”: da questa devastante emozione però prende forza e autostima, combattere Charles diventa la sua ragione di vita. La sofferenza di non sentirsi all’altezza, il timore che l’uomo, più potente di lei possa sottrarle l’amore dell’amica, il bisogno ossessivo di controllare ogni cosa per arginare la temuta, possibile perdita. L’angoscia insostenibile porta Jane a commettere errori, e le reazioni giungono a catena.

Una due tre…sette bugie…poi ecco la verità, scontata a dire il vero, in un giallo non troppo giallo, che ha il pregio di evidenziare le emozioni e il percorso di una donna affetta da gelosia patologica, con dovizia di particolari e profondità d’indagine psicologica. La scrittura è fluida e scorrevole, rallentata in alcune parti da una sovrabbondanza di dettagli e minuzie a scapito di una suspense che manca del tutto.

Tiziana Viganò

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