Greg Buchanan è un nome che a molti lettori può dire ben poco.
Fresco, giovane e con un background paraletterario: l’Autore britannico è infatti un abile scrittore di video games, approdato alla letteratura con questo “Sedici cavalli”, facilmente definibile un vero e proprio caso letterario
Perché dopotutto il background di creatore di trame di games emerge con chiara limpidezza tra le righe di questo volume di esordio edito da Mondadori e tradotto da Federica Aceto (ci sono DeLillo, Elkin e Smith tra le sue abili mani), in cui il plot non è per nulla banale.
E quel che colpisce il lettore è proprio la struttura della trama che l’Autore va intessendo con la sapienza di un veterano, merito probabilmente proprio del lavoro certosino sull’architrave narrativo di quei giochi da consolle il cui focus sono proprio la ricostruzione di fatti e di indizi disseminati tra sfondi digitali.
Dalla macabra scoperta di sedici teste di cavallo mozzate e seppellite in una fattoria si apre un inaspettato mondo di indagini e di ricerche non solo dei colpevoli di questo inaspettato evento dall’importante valore simbolico, ma soprattutto di un passato che dietro ad un velo nasconde storie indissolubilmente intrecciate tra loro all’ombra degli annoiati sbadigli di una silente piccola cittadina.
La prosa descrittiva dell’autore aiuta tantissimo in questa ricostruzione e la sua apparente aridità arriva a descrivere, secca come polvere, ogni preciso indizio ed ogni pezzo di un puzzle narrativo che il lettore non vede l’ora di ricostruire, lasciandolo nell’attesa del prossimo passo letterario di Buchanan.
Sedici cavalli – Greg Buchanan
Giuseppe Calogiuri