Ricordo di Nico Orengo

Sabato 30 maggio si è spento improvvisamente lo scrittore, poeta e critico letterario Nico Orengo. Autore dei Fulmini, pubblicati nell’omonima rubrica del supplemento TuttoLibri del quotidiano La Stampa, piccoli capolavori di critica al mondo dell’editoria, commenti di costume o curiosità letterarie. Orengo aveva di recente pubblicato il romanzo Islabonita (Einaudi) che faceva seguito a Hotel Angleterre un giallo letterario ed a Il salto dell’acciuga, L’ospite celeste, La guerra del basilico, Le rose di Evita solo per citarne alcuni tra i più importanti.

A me piace ricordare il Nico Orengo (col quale ho scambiato anche qualche bella email ) del romanzo del 2004 L’intagliatore di noccioli di pesca, il cui protagonista, il professor Scullino, è un critico letterario molto acuto ed esigente che dà all’autore la possibilità di esprimere le sue opinioni sugli intellettuali e sugli scrittori italiani veri o presunti. Mi sono divertita a leggere il romanzo e non l’ho mollato un attimo, proprio come fa Scullino col libro di Faletti. Mi ha incuriosita il protagonista, col suo lavoro metodico e sedentario, contrapposto alla vigorosa attività sessuale, alla curiosità per i fatti di cronaca e alla passione per la buona cucina e le gite in mare. Pietro Scullino è un professore di lettere in pensione che cura la rubrica dedicata alla narrativa italiana sul quotidiano “Riviera”. Vive una vita tranquilla, rientra a casa dopo essere stato al Caffè de Paris con gli amici Bari, Boniscontro, Milò e spesso si scontra con la figlia Lucrezia, una ragazza agitata e confusa che si tuffa in avventure sentimentali e lavorative sbagliate, e che prontamente gli scaglia contro i romanzi che lui le consiglia. Il prof. Scullino è un personaggio poliedrico, è marito, padre e nonno affettuoso e geloso ma è anche un amante passionale che porta la sua cultura pure tra le lenzuola della procace Marisa. Il suo regno, la sua isola felice, è il suo studio, dove indisturbato può leggere, scrivere o inviare una e-mail all’amata Marisa attorniato da cinquemila volumi.

Sarà davvero soltanto un intagliatore di noccioli di pesca come quelli citati da Fruttero e Lucentini? Oppure la sua vera passione è quella di divertirsi con la voglia a forma di nocciolo di pesca di Marisa, proprietaria della casa di riposo “Villa Serena”? Mentre il mondo vive i timori terroristici ed un brutto atto di violenza colpisce anche Ventimiglia, l’exploit del romanzo di Faletti fa notizia e Scullino si trova spiazzato. Come può Vito Catozzo o il cantante di “Minchia signor tenente” aver scritto un best-seller? Eppure il thriller di Faletti, arrivato in breve tempo in vetta alle classifiche e ambientato nella vicina Montecarlo, comincia ad interessare ed incuriosire anche gli abitanti di Ventimiglia e lo stesso Scullino lo legge tutto d’un fiato. Attraverso Scullino e le sue vicende familiari, sentimentali e professionali (il prof. fa anche un excursus sulla narrativa italiana degli ultimi anni) si dipanano i grandi problemi del mondo, le guerre imminenti, le scelte del governo, i problemi ambientali della riviera ligure, i movimenti pacifisti, le speculazioni edilizie, i pettegolezzi e fatti di cronaca fino ai compromessi e alle corruzioni presenti perfino in un rinato premio letterario che non ha più niente a che fare col prestigioso passato. Scullino è fondamentalmente un puro, un professionista serio che si confronta quotidianamente con i colleghi e ambisce a diventarne uno dei grandi. E’ un uomo dalle forti passioni, è un personaggio che non si tira indietro di fronte alle difficoltà ma rimane frastornato da ciò che accade intorno. Si aggrappa ai ricordi, alle sensazioni che un paesaggio o una gita sul gozzo riescono a suscitargli. Il suo crollo fisico è anche un crollo mentale, nel senso che Scullino si isola, fugge da ciò che non conosce e che non riesce a capire. Si rifugia nel passato, nei colori e odori della sua casa al mare, dove si sente rinato e dove viene colto da una morte misteriosa che lo porta via da quella “vita storta”.

Cristina Marra

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